Immigrazione, Matteo Salvini: “Quali Paesi sono in guerra?”. Corretto dagli utenti su Facebook. Il post virale

Immigrazione, Matteo Salvini: "Quali Paesi sono in guerra?". Corretto dagli utenti su Facebook. Il post virale
Immigrazione, Matteo Salvini: “Quali Paesi sono in guerra?”. Corretto dagli utenti su Facebook. Il post virale

MILANO – “Sono queste le nazionalità degli immigrati saliti a bordo della nave Diciotti (Guardia Costiera) recuperati da un’altra nave che è intervenuta in acque libiche: [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Pakistan, Marocco, Algeria, Bangladesh, Ciad, Egitto, Ghana, Libia, Nepal, Palestina, Sudan, Yemen. I due facinorosi sono un ghanese ed un sudanese. P.s. In quali di questi Paesi c’è la guerra???”. Ha suscitato un polverone social il post del vicepremier Matteo Salvini. Che per fortuna, verrebbe da dire, è ministro dell’Interno e non degli Esteri, viste le sue scarse conoscenze di geopolitica.

A correggerlo sono stati gli stessi utenti di Facebook, in particolare lo sceneggiatore romano Emiliano Rubbi, che, con un post diventato subito virale, ha risposto punto per punto alle parole di Salvini, ricordandogli le guerre in corso in quasi tutti i Paesi elencati.

“In Yemen c’è una guerra che dura dal 2015, ha scritto Rubbi. Una guerra che, innestandosi all’interno del contesto di una carestia devastante, ha prodotto più morti e più sfollati della guerra in Siria”. “In Sudan, continua il post dello sceneggiatore, c’è stata la guerra nel Darfur, che ha portato l’attuale dittatore, al Bashir, ad attuare uno sterminio di massa, un genocidio su base etno/religiosa. (…) In Sudan, le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno, le libertà di associazione e di espressione fortemente limitate e l’opposizione viene messa a tacere col carcere e la pena di morte”.

“In Palestina, si è in guerra da sempre (…) In Libia, si continua a combattere un po’ dappertutto. Principalmente il conflitto riguarda il governo di Tobruk e quello di Tripoli (che sosteniamo noi, visto che si occupa di incarcerare i migranti). Poi, ovviamente, c’è l’Isis (…)  Probabilmente non te ne sei accorto, quando sei passato di lì”. “Nel Pakistan nord occidentale si combatte ancora oggi una guerra civile iniziata nel 2004, la guerra del Waziristan, tra lo Stato centrale e un gran numero di gruppi armati locali, tra i quali Al Qaeda. Nel Kashmir, conteso tra India e Pakistan, gli attacchi armati da un lato e dall’altro della linea di controllo sono all’ordine del giorno”. “Nel Ciad, oltre ad una situazione economica disastrosa (è il quarto paese più povero al mondo), c’è un conflitto etnico interno tra le diverse tribù locali che va avanti da anni. In più, c’è Boko Haram al sud e l’Isis al confine con la Libia”. “In Egitto, Al Sisi ha instaurato una dittatura nei fatti molto simile a quella di Mubarak. Dal 2013 al 2017 sono state imprigionate circa 60.000 persone fra dissidenti, oppositori e presunti terroristi”.

Dalla lista dei Paesi in guerra restano fuori Marocco, Bangladesh, Algeria, Nepal e Ghana. Eppure, sottolinea Rubbi, “per loro dovrebbe valere la stessa libertà che vale per i nostri compatrioti, quando vanno all’estero per cercare lavoro (tuttora oltre 250.000 nostri connazionali partono ogni anno). Solo che i nostri, quando partono, diventano magicamente cervelli in fuga, loro, invece, sono solo clandestini o invasori“, si conclude il post virale.

Gestione cookie