VENEZIA – Il Veneto, in tema di immigrazione, mira ad una ospitalità diffusa, almeno secondo quanto afferma il presidente del Veneto Luca Zaia, affrontando il tema degli sbarchi dal nord Africa.
”D’intesa con le associazioni caritatevoli – ha spiegato – stiamo pensando a una rete d’accoglienza non impattante, non prendendo in considerazione tendopoli o casermoni, e la Caritas, con monsignor Pistolato, si è mostrata estremamente disponibile a creare una rete di ospitalita’ diffusa. La strategia di non puntare su mega insediamenti è pienamente condivisa anche con il Prefetto: mandando un paio di persone per ogni Comune, l’impatto sarà pari a zero”.
Zaia ha poi specificato che la Regione si sta concentrando sui soli profughi. ”Al momento – ha illustrato – in Italia i profughi sono circa 2.500 e hanno tutti trovato una sistemazione. Preventivamente, il Ministro, nello stilare un piano da 50.000 posti, ci ha chiesto la disponibilità, anche se non ancora al momento, di massimo 4.000 posti, con una iniziale disponibilita’ di due-trecento unità”.
”In questo quadro non rientra assolutamente il contingente di circa 24.000 tunisini che coi profughi non c’entrano nulla – ha sottolineato – questi avranno altro trattamento: chi ha precedenti penali, sara’ dirottato sui Cie, per i quali noi non siamo attrezzati, per l’espulsione. Chi ha il permesso di soggiorno temporaneo, non ci riguarda, anche perche’ sei mesi passano in fretta e non verranno certo a suonare in cerca di ospitalità. Ci restano i 2.500 profughi, che devono avere una risposta in termini di ospitalità”.
Ribadendo che ”i clandestini devono tornare a casa”, Zaia ha concluso ricordano che il Veneto ”conosce l’immigrazione, avendo accolto 600.000 persone. E conosce anche il problema dei clandestini, stimati tra 50.000 e 90.000, anche se arrivati via terra dall’ex Jugoslavia e non con i barconi”.