ROMA – Batticuore Imu, non si paga più la seconda rata del 2013.
E anche le più grandi banche italiane ricevono un regalo di alcuni miliardi di euro grazie alla rivalutazione del capitale della Banca d’Italia di cui sono azioniste, cosa che fa risparmiare altrettanto ai loro azionisti grazie all’oro delle riserve. L’operazione ha fatto storcere il naso a molti, in America e in Europa, in Germania ma anche alla Banca centrale europea di Mario Draghi.
Il New York Times l’aveva definita come una operazione tipicamente all’italiana per risolvere, aggirandoli, i problemi di capitalizzazione delle grandi banche senza che i loro azionisti dovessero mettere mano al portafogli.
Il Ministero dell’Economia ha detto che
“nessun “regalo” è stato fatto alle banche, perché la rivalutazione del capitale e una più equilibrata ripartizione delle quote di partecipazione alla Banca d’Italia non comportano alcun onere per lo Stato”.
Secondo quelli del Ministero, ma sembrano essere gli unici al mondo a sostenerlo,
“la riforma di un assetto risalente al 1936 era urgente in vista dell’entrata in vigore del nuovo sistema unico di supervisione bancaria in ambito europeo”.
Il collegamento di due provvedimenti che non hanno nessun legame tra loro, la seconda rata dell’Imu e la Banca d’Italia, è stato all’origine della protesta del Movimento 5 Stelle, l’unico partito che ha tentato di opporsi a una operazione molto scorretta e un po’ anche ricattatoria.
Nel gran polverone, i poveri seguaci di Beppe Grillo sono usciti come masnadieri e Laura Boldrini, che ha retto il gioco non esemplare, per usare un eufemismo, del Governo, come una campionessa dei diseredati.
Invece per l’insieme dell’operazione, sarebbe da evocare il tanto biasimato ma altrettanto sincero Roberto Calderoli.
Alla fine, grazie a una entrata a gamba tesa di Laura Boldrini, che si è prodotta in una mossa mai compiuta nella storia parlamentare della Repubblica, la Camera ha approvato, ma solo alle 19:45 del 29 gennaio, la conversione in legge del decreto Imu-Bankitalia, sul quale il governo Letta aveva posto la fiducia sia alla Camera che al Senato.
Laura Boldrini, dopo aver constatato dopo la riunione con i capigruppo che i numerosi interventi previsti avrebbero fatto saltare la votazione sul decreto a dopo la mezzanotte e quindi oltre la scadenza, ha deciso di usare la “tagliola”, una procedura mai usata in tutta la storia parlamentare dell’Italia repubblicana, fra le proteste del Movimento 5 Stelle.
Dopo aver comunicato la sua decisione, in pochi secondi la Boldrini ha aperto la votazione: 236 sì, 29 no, il decreto Imu-Bankitalia è legge e il presidente della Camera dichiara chiusa la seduta. Mentre in Aula è caos, fra le urla degli M5S e di altri deputati dell’opposizione.
Se ciò non fosse accaduto gli italiani avrebbero dovuto digerire l’ennesima beffa: pagare la seconda rata dell’Imu 2013, dopo aver già versato la mini Imu e la super Tares.
Poco prima delle 19 il presidente della Camera Laura Boldrini aveva chiamato il time-out, sospendendo la seduta (erano in corso le dichiarazioni di voto) e convocando la riunione dei capigruppo.
Cosa impediva al decreto di essere convertito in legge? Il tempo. Che – dopo rinvii su rinvii – scadeva proprio oggi.
Perché i grillini facevano ostruzionismo? Perché volevano che la cancellazione della seconda rata dell’Imu fosse stralciata dalla parte del decreto che delibera la ricapitalizzazione e la riorganizzazione della Banca d’Italia.
La strategia dei 5 Stelle era quella di proporre una valanga di ordini del giorno e di prendere la parola in massa per fra slittare la votazione sul decreto Imu-Bankitalia. Ogni deputato ha 5 minuti di tempo per esporre le proprie idee: moltiplicato per gli oltre 100 deputati M5S, fanno oltre 500 minuti, ovvero 8 ore e venti minuti. Bastavano per arrivare a ridosso della mezzanotte.
A meno che il presidente della Camera Laura Boldrini, come poi ha fatto, non fosse stato il primo ad adottare la “tagliola”, un potere che la terza carica dello Stato ha di abolire tutti gli ordini del giorno e andare dritto alla votazione.
L’ostruzionismo si basava sulla raffica di discussioni sugli ordini del giorno che M5s propone per far slittare l’approvazione del testo. In pratica, quando c’è un ordine del giorno da discutere, la strategia dei grillini è quella di parlare in massa per la discussione. Ogni deputato ha 5 minuti di tempo per esporre le proprie idee. Se tutti colgono questa possibilità, i tempi si allungano.
Il senso dell’operazione Banca d’Italia cui si volevano opporre i seguaci di Beppe Grillo è stato bene spiegato dai giornalisti Iotti e Scacciavillani sul Fatto. Il regalo alle banche si materializza
“prima di tutto per la generosa rivalutazione del capitale che hanno in mano: con un colpo di penna, infatti, si passa da una valutazione complessiva di 156mila euro a quella nuova di 7,5 miliardi di euro, cioè il valore massimo della forchetta stabilita dal collegio di esperti nomitati per questo scopo dopo l’estate. L’operazione verrà concretizzata tramite una ricapitalizzazione di Bankitalia a carico delle riserve dell’istituto che sono composte prevalentemente d’oro, metallo prezioso le cui quotazioni sono ultimamente in netta discesa”.
Inoltre,
“il governo ha stabilito che nessun azionista potrà possedere più del 3% della Banca Centrale (5% il tetto inizialmente previsto). E così Intesa e Unicredit, che insieme hanno in mano più del 64% del capitale, oltre a rivalutare contabilmente le loro quote, che erano iscritte in bilancio a un valore inferiore di quattro-cinque volte, dovranno metterle sul mercato. E se nessuno si farà avanti per comprarle, non c’è problema.
“Il governo Letta ha infatti dato facoltà alla stessa Banca d’Italia di ricomprarle e tenerle temporaneamente in mano fino all’arrivo di nuovi e adeguati compratori. Dunque rivalutazione contabile più moneta sonante in arrivo per i due istituti, che si presenteranno così agli esami della Bce dotati di un comodo cuscinetto. Sconto, poi, sulle uscite che dovranno sostenere: le tasse sulla pluvalenza a carico degli azionisti sono state fissate al 12%, contro il tradizionale 20% e il 16% inizialmente previsto, che significa un gettito inferiore di circa 370 milioni.
“Infine il tema dei dividendi. Con le nuove regole gli azionisti di Bankitalia, a parità di utili, incasseranno un dividendo potenziale pari a sei volte quanto ricevuto negli anni passati: 450 milioni di euro contro i circa 70 degli anni scorsi secondo calcoli del M5S che stima una perdita per lo Stato di quasi 400 milioni”.
I commenti sono chiusi.