ROMA – Come è possibile che un ok della Bce su una questione riguardante la Banca d’Italia consenta al governo Letta di varare il decreto per cancellare la seconda rata dell’Imu 2013 (solo sulla prima casa, ovviamente)?
Ecco come: il Consiglio dei ministri si riunisce nel primo pomeriggio, con un giorno d’anticipo sul calendario, per varare il decreto sulla cancellazione della seconda rata Imu.
Può anticipare i tempi perché è arrivato il via libera della Bce al decreto legge per la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, dopo l’approvazione della legge di Stabilità. Nella stessa riunione il governo deciderà sulla vendita di alcuni immobili del patrimonio pubblico. Così il Governo potrà mettere a bilancio i fondi, che finora non aveva trovato, per cancellare definitivamente l’Imu 2013 sulla prima casa.
Svuotando i berlusconiani di un loro cavallo di battaglia – l’abolizione dell’Imu – proprio nelle stesse ore in cui il Senato voterà l’espulsione di Berlusconi.
Scrive Repubblica:
“Da Francoforte è arrivato l’atteso nulla osta sulla modifica del valore delle quote di Banca d’Italia e, secondo quanto riporta l’agenzia Radiocor, il decreto legge, discusso ma non approvato la scorsa settimana in Consiglio dei Ministri proprio per la mancanza dell’avallo della Bce, è adesso nelle condizioni di ricevere il via libera nella riunuone dell’esecutivo.
Il tema della rivalutazione delle quote Bankitalia è importante sia per le banche che per il governo, che dalle plusvalenze potrebbe incassare imposte per oltre 1 miliardo di euro. La stima del valore di via Nazionale è stata affidata a tre saggi: Franco Gallo, Lucas Papademos e Andrea Sironi. Secondo il loro lavoro, il capitale è valutato in una forbice compresa tra 5 e 7 miliardi e mezzo.
In questo modo, l’incremento patrimoniale verrebbe iscritto a bilancio dalle banche che hanno quote di Palazzo Koch e verrebbe tassato al 16%. Il capitale nominale della Banca d’Italia è oggi a un livello simbolico di 156 mila euro (conversione di 300 milioni), stabilito negli anni Trenta. Intesa Sanpaolo e Unicredit sono i principali soci della Banca centrale, con quote per oltre il 50% del totale”.