ROMA – Imu, oggi Letta cancella la seconda rata…con l’anticipo di altre tasse. Lo stop definitivo all’Imu 2013 prima casa, con la cancellazione della seconda rata, si farà, ma al prezzo di un aumento degli acconti fiscali per le imprese, con la spada di Damocle di una clausola di salvaguardia che in caso di gettito insufficiente degli acconti farà scattare automaticamente le accise sui carburanti, le sigarette ecc…
E’ il giorno dunque dell’eliminazione totale dell’Imu 2013 prima casa da parte del Governo Letta, cui paradossalmente non partecipa Berlusconi e la sua rinata Forza Italia, uscita dall’esecutivo dopo la scissione del Pdl. E’ dunque la prima prova della nuova maggioranza circoscritta a destra alla formazione di Alfano, il Nuovo Centrodestra. Il consiglio dei ministri di oggi emanerà il decreto per eliminare la fatidica seconda rata Imu, anche se il governo sarebbe ancora alle prese con le ultime difficoltà nel reperimento delle risorse.
Rispetto ai 2 miliardi di copertura assicurati dall’aumento degli acconti Irap e Ires di banche e assicurazioni, mancherebbe infatti ancora all’appello quasi un miliardo di euro. Per esentare dal pagamento anche i terreni agricoli servirebbero altri 400 milioni, mentre per assicurare ai Comuni il gettito atteso per il 2013 sarebbero necessari altri 500 milioni di euro. In pratica, nel calcolare le coperture necessarie all’esenzione sia dalla prima che dalla seconda rata, il governo ha sempre fatto riferimento agli introiti dell’ultimo anno di pagamento, il 2012.
L’anno scorso dall’Imu sulla prima casa e su terreni e fabbricati agricoli a dicembre entrarono 2,4 miliardi di euro. Ma nel 2013 600 Comuni hanno aumentato l’aliquota base del 4 per mille, portandola in molti casi al 6 per mille, con una differenza rispetto al 2012 che, a quanto si apprende, ammonta appunto a circa mezzo miliardo di euro. Risorse che ora mancano dai bilanci comunali e che le amministrazioni chiedono dunque come compensazione allo Stato centrale. Sul Cdm di domani restano quindi ancora due incognite.
Di peso politico, oltre che finanziario. Soprattutto nel caso dei terreni agricoli, su cui si è scatenata la tutt’altro che sottile polemica tra Forza Italia e Nuovo centro destra, rappresentato dal ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo. Il ministro è stato tirato in ballo nei giorni scorsi dagli ex colleghi di partito, capitanati da Maurizio Gasparri e Renato Brunetta, perché mantenesse una linea coerente nonostante la scissione nel Pdl e difendesse gli agricoltori, oltre che la linea ‘no-tax’ del Popolo della libertà. Una sfida che De Girolamo ha raccolto in pieno, assicurando il suo sostegno nei fatti oltre che nelle parole. Per evitare che il settore fosse escluso dal provvedimento di esenzione di domani, il ministro, insieme agli altri titolari di dicastero del Nuovo centro destra, ha infatti a sorpresa deciso di ridurre la spesa dei proprio ministero di 200 milioni in tutto, circa la metà di quanto servirebbe. Non è escluso dunque il ricorso ad altre forme di copertura come una nuova forma di acconto sul risparmio amministrato, come l’estensione del maxi-acconto anche nel 2014. E a garanzia delle poste messe in gioco il governo è pronto a utilizzare la clausola di salvaguardia, con aumento delle accise che scatterà nel caso in cui gli acconti dovessero portare meno risorse di quelle stimate.
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