ROMA – Cancellazione dell’acconto Imu e detrazioni fino a 600 euro sulla prima casa. Questi i due punti allo studio del governo guidato da Enrico Letta per “salvare” 8 italiani su 10 dal pagamento dell’Imu. Niente acconto per il 31 agosto, acconto che era stato rinviato da giugno. Poi la stangata sui villini che il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta si affretta a bocciare come “impraticabile” ai microfoni di SkyTg24, che verrebbero così considerati delle abitazioni di lusso e pagherebbero la tassa se supera i 600 euro. Il governo si trova così a dover prendere una decisione e in breve tempo sul nodo Imu, diviso tra Pdl che ne vorrebbe la cancellazione e Pd che tenta di trovare un modo per colpire solo i più ricchi. Un clima di tensione tra Pdl e Pd alimentato anche da Maurizio Gasparri, che attacca il ministro Fabrizio Saccomanni: “Inadeguato nel suo ruolo”.
Il piano del governo ora è di arrivare a fine luglio con una bozza di disegno di legge in cui sia tracciata la riforma dell’Imu e dell’Iva, scrive Marco Mobili sul Sole 24 Ore:
“Un disegno di legge da far “correre” in Parlamento affiancandolo alla delega fiscale che già contiene la revisione del catasto e da approvare in Parlamento entro la fine dell’anno. Con un principio di fondo che potrebbe rivoluzionare l’assetto complessivo: assegnare direttamente ai Comuni dal 2014 non solo gli incassi, ma anche la gestione dell’imposta municipale sugli immobili. Contestualmente l’Economia nel disegno di legge con i principi della riforma potrebbe inserire anche i contorni della cosiddetta “service tax”, la tassa sui servizi in grado di assorbire in un unico prelievo la tassazione su immobili, rifiuti e servizi comunali (marciapiedi, illuminazione ecc.)”.
Entro settembre il governo dovrà avere le idee chiare ed una riforma in mano, perché la copertura dell’acconto Imu a giugno salterà e il governo Letta dovrà gestire anche l’aumento dell’Iva di ottobre e il taglio del cuneo fiscale, oltre al patto di stabilità dei comuni che non può più essere rinviato, spiega il Sole 24 Ore:
“Capitoli finanziari che a settembre saranno tutti al centro della legge di stabilità. Il lavoro per recuperare risorse soprattutto da tagli di spesa è già partito così come il cantiere per definire le possibili modifiche all’Imu. Che come obiettivo mirano a esentare dal prelievo di dicembre sull’abitazione principale, anche sulla base dei versamenti 2012, oltre l’80% dei contribuenti. Tra le soluzioni più gettonate all’Economia c’è l’aumento della franchigia fino a 600 euro. Da affiancare a un eventuale allargamento degli immobili di lusso oggi esclusi dalla sospensione dell’acconto, come ad esempio quelli di pregio dei centri storici”.
Secondo Roberto Petrini di Repubblica la franchigia sull’Imu si presenterà come una “stangata sui villini”, visto che le detrazioni rimaste in ballo sono due:
“Due le strade rimaste sul campo: aumento della detrazione a 600 euro, oppure pagamento dell’Imu non solo per le case di lusso (come è adesso) ma anche per i cosiddetti villini, 1 milione e 300 mila abitazioni a schiera o bifamiliari. Resta anche da vagliare, tuttavia, l’atteggiamento del nuovo presidente dell’Anci Piero Fassino: in questo caso potrebbe entrare in gioco un nuovo meccanismo, non più imperniato sulla rendita catastale, ma solo su metri quadrati e numero degli abitanti che ogni singolo Comune gestirebbe da solo”.
Le misure al vaglio del governo porterebbero l’85% degli italiani, spiega Petrini, ad essere esenti dall’Imu:
“i tratterebbe di elevare, figli esclusi, la franchigia di ulteriori 400 euro che si aggiungono agli attuali 200 di base portando il totale delle detrazioni a 600 euro. In questo modo il livello di coloro che non pagano l’Imu sulla prima casa si alzerebbe e la tassa rimarrebbe a carico solo di coloro che possiedono abitazioni con una rendita catastale molto alta”.
Ma questo metodo farebbe sì che tra gli esenti risultassero anche i piccoli immobili, magari di basso valore catastale ma di alto valore di mercato perché situati nei centri storici, che sono abitati da persone delle “fasce più abbienti”, scrive Petrini:
“A meno che non si leghi l’entità della detrazione al reddito Isee come emergerebbe dagli orientamenti della Commissione Finanze del Senato. Questa operazione viene comunque valutata in un costo approssimativo di 3,3 miliardi”.
“Non si tratta di una cosa di poco conto: i villini, cioè le casette a schiera e le bifamiliari, che popolano la tranquilla provincia italiana, sono 1 milione e 333 mila pari al 6,5 per cento del totale e in grado di fornire 800 milioni di gettito secondo le stime della Uil servizio politiche territoriali. Presumibilmente abitate dalla piccola borghesia. Il popolo dei villini si troverebbe così colpito di nuovo dall’Imu prima casa: dal punto di vista del numero degli esenti, l’operazione avrebbe sicuramente un impatto positivo in grado di sgravare la maggioranza dei possessori di prima casa (circa il 90 per cento)”.
“Costretto ad agire rapidamente, il governo potrebbe decidere di mettere una croce sopra l’Imu e di stabilire che la tassa sulla casa si paghi non più in base alle rendite catastali ma in base ai metri quadrati e ai componenti del nucleo familiare. Saranno così i singoli Comuni, sotto i propri gonfaloni, a gestire le maggiori imposte che gravano sulla prima casa”.
Infine sul tavolo del Governo circola anche la proposta del Pdl di tagliare 400 miliardi di euro di debito entro il 2015 attraverso la vendita di immobili e dismissioni. Anche in questo caso è intervenuto il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta che ha dichiarato: “Il piano non è nuovo, era già stato presentato in campagna elettorale ma vedo un eccesso di ottimismo non tanto sul patrimonio quanto sulla vendibilità dello stesso in un momento come questo“.
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