Imu, Iva? Nessun taglio. Saccomanni: Sviluppo? Fondi Bei. “Tetto 3% tabù”

small_130523-174632_Bast230513pol_0210ROMA – Non ci sono grandi spazi di manovra nel 2013 per Imu, Iva, dismissioni, cassa in deroga. A leggere l’intervista del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a Fabrizio Forquet e Dino Pesole del Sole 24 Ore, viene in mente una brutale espressione del sindaco di Roma Ernesto Natan ai primi del ‘900: non c’è trippa. Infatti tutto deve dentro i binari stetti dei parametri della Unione Europea e per il 2013 il grosso è stato già speso, con lo sblocco di un quinto dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese, fondi destinati per l’86% al Centro Sud dove grazie sprechi e ruberie sono concentrati i comuni più indebitati.

Altri margini, per il 2013, non ci sono. Per il 2014 ci sono margini, ma dipende dal Pil e il Pil, se dipende solo dall’Italia, non sappiamo ancora che fine farà. Quindi…

L’intervista ha come obiettivo principale il “piano per la crescita” del ministro, ma tra i punti toccati ci sono anche le nomine in Finmeccanica e Ferrovie.

Fabrizio Saccomanni, dietro un comprensibile paravento di parole, fa un discorso onesto: non promette né annuncia sviluppi mirabolanti a breve o a lungo termine che sia. Risponde, serenamente, alle domande e dalle risposte si ricava il quadro che solo dei promettitori spudorati come quelli del Governo di Mario Monti, in questo superiori anche a Berlusconi, negazionista ma non futurista.

Fabrizio Saccomanni non può essere un po’ più brutale nelle sue affermazioni, perché il Governo Letta del quale è ministro si basa sull’appoggio anche del Pdl di Berlusconi, che ha avuto la infelice idea di fare vessillo della propria politica la abolizione della Imu, pur sapendo che era una missione impossibile.

La chiave che Fabrizio Saccomanni ha in mano per stimolare la crescita non gira molto bene e richiede molto olio. Il titolo del Sole 24 Ore la identifica con gli “investimenti fuori dal patto”.

Molte speranze sono riposte nei fondi della Bei, la banca europea degli investimenti, che dispone di miliardi di euro, per quanto a aspirare a quel denaro non ci sia solo l’Italia.

Al di là di questo, bisogna trovare idee per spendere denaro dello Stato senza che queste spese siano considerate come un aumento della spesa pubblica “ufficiale”, cosa che ci farebbe sforare di nuovo il tetto del rapporto debito/pil del 3% al di sotto del quale ci hanno appena detto che siamo rientrati.

Sono operazioni di alta contabilità pubblica e questo richiede una disponibilità di chi quei conti registra e certifica. Si capiscono in questa ottica i recenti cambi della guardia al Ministero della Economia, a cominciare dal ragioniere generale dello Stato, carica in cui Daniele Franco ha sostituito Mario Canzio. Forquet e Pesole lo dicono in modo elegante:

“Molte sono le novità che Fabrizio Saccomanni ha portato in questo primo mese al ministero dell’Economia. Poche settimane sono bastate per rinnovare, utilmente, la squadra nei posti chiave del ministero”.

Forquet e Pesole chiedono al Ministro:

“L’uscita dalla procedura di infrazione può darci più ossigeno in vista della politica di crescita che è necessario attuare?”

e la risposta di Fabrizio Sacomanni è abbastanza secca:

“Chi sostiene la tesi che si debba tornare sopra il 3% non ha la piena percezione del contesto e delle conseguenze che questo determinerebbe”.

Qui il ministro Saccomanni dice una frase inquietante, che

“è decisiva la clausola di salvaguardia che abbiamo inserito nel decreto che ha disposto il rinvio del pagamento della rata Imu di giugno e la conferma degli obiettivi di finanza pubblica per il 2013 e 2014”.

In altre parole: si toccherà la Imu solo se…

Domanda: a livello nazionale, sugli investimenti per esempio, che prospettive si aprono? La risposta aiuta a capire cosa abbia in mente il Ministro Saccomanni:

“Sarà possibile dedurre dal computo del deficit la quota nazionale di cofinanziamento dei fondi strutturali europei. Investimenti che dovranno essere connessi all’attuazione delle riforme strutturali”.

Oltre non va. Alla domanda su quante siano le risorse impiegabili risponde:

“Bisogna valutarlo, anche in base all’andamento della crescita e del deficit. Ricordiamo che è stata sbloccata dal governo Monti un’ampia quota dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese [quella che va soprattutto a LAzio, Campania e Calabria]. Questo impegna già lo 0,5% del Pil e spinge il deficit al 2,9%. Quindi nel 2013 altri margini non ci sono. Il provvedimento è in dirittura d’arrivo”.

E i margini sul 2014?

“Le stime dicono che uno spazio c’è. Bisogna verificare le dinamiche del Pil e dei conti pubblici. L’Europa oggi indica una stima del rapporto deficit/Pil per il 2014 al 2,5%, nel Def è prevista l’indicazione di 1,8. Vedremo. Tutto quello che ci separa dal 3% potrà evidentemente essere utilizzato”.

L’ex direttore della Banca d’Italia alza la testa e diventa politico, passando dai numeri al pugno sul tavolo:

“Occorre sempre ribadire che per noi la riduzione del debito è una strada obbligata. Lo impongono i 400 miliardi di titoli che dobbiamo emettere ogni anno per finanziarlo. Abbiamo conseguito un elevato avanzo primario. Non è sadismo fiscale, ma serve ad accantonare riserve per onorare il servizio del debito”.

Nei piani del Ministero della Economia, per rilanciare l’economia e la crescita, c’è una

“maggiore utilizzazione dei fondi della Bei, che proprio nei giorni scorsi ha ottenuto un importante aumento di capitale di 10 miliardi, cui anche l’Italia ha dato il suo contributo per 1,6 miliardi. I fondi della Bei potranno essere utilizzati sotto forma di finanziamenti diretti alle banche perché si traducano in altrettanti prestiti alle piccole e medie imprese. La Bei gode della tripla A e dunque può attivare prestiti con uno spread molto basso. E potrà anche garantire operazioni di cartolarizzazione dei crediti bancari per smobilizzare gli attivi delle banche. Il tema del credito alle Pmi è cruciale. Il sistema bancario italiano è consapevole di questa emergenza. La Bei potrà aiutarci.

“Ma puntiamo anche sul Fondo centrale di garanzia. Intendiamo rafforzarlo e garantire un accesso più ampio al credito delle Pmi. Anche in questo modo, oltre che con i pagamenti dei debiti della Pa, sarà possibile ridare liquidità alle imprese. E lo facciamo senza pesare direttamente sul deficit”.

Onesto fino in fondo, alla domanda se sarà possibile un “segnale consistente” per ridurre il “cuneo fiscale record che grava sulle buste paga” in Italia, Saccomanni è chiaro:”

Per ora non ci sono grandi margini. Le coperture vanno trovate. E in questo caso si parla di risorse importanti. Parliamo allora di coperture.

Tema fisco. Saccomanni sembra intenzionato a ripartire dalla delega fiscale

“che nella scorsa legislatura era quasi arrivata al traguardo..[in cui si trovano] rilevanti interventi di semplificazione del sistema fiscale. È un elemento chiave quando si parla di tributi. Ridurre la pressione fiscale è importante, ma sul piano delle normative si può fare molto per rendere il sistema più semplice. Gli italiani chiedono soprattutto un fisco più chiaro e più certo”.

Questa è un po’ da struzzo: gli italiani che pagano le tasse vorrebbero pagarne di meno

Domanda sul finanziamento per la Cig in deroga. Risposta:

“Ci stiamo lavorando anche per ripristinare la parte di copertura sottratta ai fondi per la produttività”.

Il tema che oggi ossessiona gli italiani, la Imu: quando arriverà la riforma complessiva?

“L’impegno è di rivedere entro il 31 agosto l’intera materia della tassazione sugli immobili. Favorendo anche il rilancio dell’attività immobiliare, un settore importante per la crescita e il lavoro. Ma vorrei uscire da questa logica delle misure che si susseguono settimana dopo settimana. Occorre impostare ogni intervento seguendo una strategia che collochi in cima queste tre priorità: casa, lavoro, riforme strutturali. E tra queste ultime colloco la riduzione della burocrazia che ostacola l’attività d’impresa, elemento fondamentale per la crescita”.

Iva:

“Stiamo valutando tutte le soluzioni, compresa quella di un intervento selettivo”.

Le nomine in Finmeccanica, alle Ferrovie e nelle altre aziende controllate dallo Stato:

“Ormai ci siamo, qualche settimana. Abbiamo voluto introdurre una procedura trasparente e criteri mirati al merito e alla competenza”.

Per Finmeccanica circolano diversi nomi:

“Un comitato di garanti si occuperà di fare lo screening dei candidati”.

Gestione cookie