Imu per sempre: non ci sono soldi per toglierla. Visco e Saccomanni concordi

Ignazio Visco: la Imu non si toglie
Ignazio Visco: la Imu non si toglie

Non illudetevi che si tolga o quanto meno riduca la Imu. Lo ha detto venerdì mattina il ministro della Economia Fabrizio Saccomanni e lo ha ribadito, nel pomeriggio sempre di venerdì, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: non c’è un euro per ridurre la Imu.

Le parole non sono proprio queste, perché i  banchieri di Stato non parlano per farsi capire dalla gente, i loro codici di comunicazione sono molto più sofisticati e circonvoluti di quelli dei comuni mortali.

Ma a tradurre in italiano corrente le parole dette da Ignazio Visco ha provveduto Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano:

 

“Non c’è un euro per ridurre la Imu. Dall’anno prossimo si può pensare a tagliare le tasse, ma non la Imu, semmai quelle sul lavoro e l’Irap che colpisce le imprese”.

Fabrizio Saccomanni aveva espresso gli stessi concetti: si toccherà la Imu solo se ci saranno le condizioni e le condizioni non ci sono, perché

 “nel 2013 altri margini non ci sono”

dopo che il Governo Monti ha sbloccato

“un’ampia quota dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese [quella che va soprattutto a Lazio, Campania e Calabria]. Questo impegna già lo 0,5% del Pil e spinge il deficit al 2,9%”.

E Ignazio Visco ha confermato:

“Per quest’anno non vi sono margini di aumento del disavanzo; sono stati assorbiti dalla decisione di pagare i debiti commerciali in conto capitale delle amministrazioni pubbliche”.

Quanto alle riduzioni di imposte,

“necessarie nel medio termine, pianificabili fin d’ora, non possono che essere selettive, privilegiando il lavoro e la produzione: il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l’occupazione e l’attività d’impresa”.

Mentre Fabrizio Saccomanni ha dovuto pattinare sulle parole perché, pur essendo il ministro più importante del Governo, è comunque sottoposto alla regia del primo ministro Enrico Letta, Ignazio Visco, forte della sua autonomia di governatore, le dice più dirette, anche se per capirlo ci vuole l’interprete GiorgioMeletti:

“1. L’anno scorso l’attività economica si è contratta del 2,4 per cento. Anche quest’anno si chiuderà con un forte calo dell’attività produttiva e dell’occupazione. L’inversione del ciclo economico verso la fine dell’anno è possibile; dipenderà dall’accelerazione del commercio mondiale, dall’attuazione di politiche economiche adeguate, dall’evoluzione positiva delle aspettative e delle condizioni per investire, dalla disponibilità di credito.

“2. Andiamo male. Non illudetevi che arrivi la ripresa. Per averla nel 2014 occorrono alcuni miracoli, tra cui un governo che governi.

3. I giovani sono condannati al precariato, a lavori saltuari che interromperanno i periodi di inattività. In molti casi, varate le riforme, hanno tardato, talvolta ancora mancano, i provvedimenti attuativi; non sono cambiati i comportamenti dell’amministrazione.

“4. Il governo Monti ha fatto molte chiacchiere, ma ha concluso poco.

“5. Ci vorrebbe un governo che governasse”.

 

 

 

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