ROMA – Tasse da abbassare, imprese da aiutare, lavoratori da tutelare. Il governo che ancora non c’è è già subissato di richieste: da Confindustria fino al Pdl parte il filotto di proposte, domande e aspettative. Con un denominatore comune: il governo che verrà dovrà occuparsi di imprese e famiglie e, sopratutto, dovrà trovare le riforme per provare ad allentare la pressione fiscale.
Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sul Corriere della Sera, chiedono al governo di “pensare a famiglie e imprese”. Il punto è il come. Secondo i due economisti la vera partita è quella fiscale. Bisogna abbassare, subito e di molto, le tasse per far ripartire le imprese. E per trovare le risorse bisogna tagliare. “10-12 miliardi di sussidi si possono abolire da domani come chiede Confindustria” scrivono i due che puntano a un obiettivo ambizioso:
Ridurre le tasse di qualche miliardo non basta per far ripartire la fiducia e l’economia. Un obbiettivo di 4 punti di Pil (circa 50 miliardi), che ci allineerebbe alla pressione fiscale tedesca, non è irraggiungibile nell’arco di qualche anno.
Per questo Alesina e Giavazzi dicono basta al lusso degli incentivi alle rinnovabili e ai
servizi sostanzialmente gratuiti per tutti, anche per i ricchi, a partire da università e sanità. Ai ricchi va offerto uno scambio: meno tasse, ma in compenso cominceranno a pagare alcuni servizi. Uno studente universitario costa allo Stato, in media, 7 mila euro l’anno. I ricchi, dopo che gli sono state abbassate le tasse, devono pagarne 10.
Silvio Berlusconi, invece, al nuovo governo chiede sostanzialmente di applicare il suo programma fiscale, quello con cui è riuscito quasi a pareggiare le elezioni nonostante l’enorme svantaggio iniziale sul Pd. Quale? Abolire l’Imu e restituirla, rivedere completamente il ruolo di Equitalia e tagliare l’Irpef.
O si fa così, le parole che avrebbe detto Berlusconi secondo il quotidiano Il Giornale, o meglio “tornare subito alle elezioni”. Scenario del resto non da buttare per l’ex premier viste le difficoltà del Pd e la frenata di Beppe Grillo.
Poi c’è Confindustria che sul Sole 24 Ore dedica due cartelle a ciò che dovrebbe fare il governo che verrà. “Un governo per lavoro e imprese” il titolo del quotidiano di lunedì 22 aprile. Seguono gli interventi da fare, tantissimi, ciascuno con un voto dato dal Sole in base alla “convergenza tra partiti”. Chiaro che più alta è la convergenza, più possibile è che il governo decida in materia.
L’elenco del Sole è copioso: si va dall’immediato sblocco di nuove risorse per la Cassa integrazione fino ai pagamenti alle imprese. Poi c’è la grana Tares: bisogna correre per evitare la stangata di giugno. Altra grana fiscale: sempre a giugno l’Iva sale di un altro punto, dal 21 al 22%. E’ imposta recessiva, visto che punisce i consumi: il governo potrà metterci una pezza?
E ancora. Secondo Confindustria serve un “cordone di sicurezza per l’accesso al credito” ovvero un fondo per le Piccole e medie imprese. E poi la parte politica e burocratica: meno Parlamentari, province da cancellare, giustizia da modificare e catasto da modernizzare. Programma ambizioso per un governo “normale” con tutta la legislatura davanti. Programma al limite dell’impossibile per un esecutivo che, a dire tanto, potrà durare due anni e con una maggioranza tutta da testare.
Poi ci sarebbero i saggi. Loro su ciò che c’è da fare nel governo hanno già scritto. E alcuni di loro, ad esempio Gaetano Quagliariello, della squadra del prossimo esecutivo potrebbero far parte in prima persona. A non chiedere nulla o quasi al governo che sarà è rimasto solo il Pd: partito per ora acefalo e imploso sotto i colpi dei franchi tiratori e delle lacerazioni interne.
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