Inchiesta di Bari, la escort De Nicolò: “Il colonnello Paglino da me solo per qualche caffè”

Terry De Nicolò

L’escort barese Terry De Nicolò ha detto alla procura di Bari di aver fatto salire “una o due volte” a casa sua “per prendere un caffé” il tenente colonnello della Guardia di finanza Salvatore Paglino, perché il militare in un mese e mezzo l’aveva ossessionata chiamandola ed inviatole 180  sms. È scritto nel provvedimento di arresti domiciliari notificato a Paglino per peculato.

Questa “circostanza – scrive il giudice per le indagini preliminari rigettando la richiesta di arresto per stalking – logicamente mal si concilia con l’insorgere di un perdurare grave stato di ansia o di paura”, necessari per poter contestare il reato di ‘atti persecutori’, ovvero lo stalking.

“Non mi ha mai fatto richieste sessuali esplicite – ha detto De Nicolò ai pm – tuttavia era molto assillante e stressante e insisteva a venire a casa mia”. Il giudice, rigettando la contestazione avanzata dalla procura, ha espresso “ragionevoli dubbi” sulla sussistenza dello stalking ai danni della De Nicolò, mentre ha parlato di “quadro indiziario sfuggente” in relazione alla stessa accusa contestata dalla procura a Paglino ai danni di una giornalista molestata.

Il relazione ai rapporti tra la giornalista e Paglino, che il gip inviata il pm a rivedere, il giudice riporta stralci di intercettazioni telefoniche tra i due da cui – scrive – si evince che la giornalista diceva che ‘rischiava il licenziamento’ se non avesse avuto certe notizie, ‘che rischiava sul serio’, soprattutto – argomenta il giudice – “dopo gli scoop di altri giornali sulla vicenda Patrizia D’Addario-Gianpaolo Tarantini”.

“I successivi commenti” della giornalista – continua il gip – anche quelli assunti dopo mesi, ci consentono di comprendere che la donna non si era rivolta con quelle modalità a Paglino per caso, ma perché perfettamente a conoscenza del fatto che l’ufficiale era alla ricerca costante di contatti e occasioni di incontro con persone di sesso femminile”.

Per il gip del Tribunale di Bari Sergio Di Paola “non appare peregrina” l’ipotesi che il rapporto tra l’ufficiale della gdf arrestato, Salvatore Paglino, e la cronista ritenuta vittima dello stalking possa essere invece ricostruito “come effetto di uno ‘scambio’ concordato tra le parti, mediante l’opportunità offerta dall’indagato di poter venire a conoscenza di atti in suo possesso, in quanto delegato dal pm all’esecuzione delle misure cautelari a condizione di ottenere una contropartita promessa dalla giornalista”.

Il giudice lo scrive nell’ordinanza di custodia cautelare di 19 pagine notificata al militare. “Ricostruzione – sottolinea il gip – che, ove riscontrata attraverso i necessari approfondimenti, porterebbe ad ipotizzare ben più gravi delitti contro la pubblica amministrazione”.

Proprio questa affermazione sta inducendo in queste ore la procura a rivedere l’iniziale contestazione di stalking, che il gip ha respinto, nella più grave ipotesi di corruzione. A sostegno di questa ipotesi di lavoro suggerita dal giudice alla procura, viene citata un’intercettazione telefonica tra la giornalista e un suo collega nella quale la donna dice: “Io tutte quelle notizie che ho avuto, sempre per un fine me le dà la gente”.

“In trent’anni non l’ho mai fatto, vedrai che adesso passo i guai”: così il tenente colonnello della Gdf Salvatore Paglino ha detto ad una giornalista dopo averle passato atti giudiziari che la pubblica accusa ritiene riservati, perché relativi ad indagini in corso.

Alla cronista che gli chiedeva se avrebbe potuto passare dei guai per colpa sua, l’ufficiale afferma nel colloquio intercettato: “Tu hai chiamato dicendo che perdevi il lavoro ed io, dopo cinque minuti, sono arrivato: per questo il lavoro non lo perderai”.

L’incontro tra i due (fotografato dalla polizia) è avvenuto in un bar nei pressi del Policlinico di Bari. Durante il colloquio l’ufficiale ha fatto registrare con un cellulare alla cronista parti di un provvedimento restrittivo già eseguito, emesso nell’ambito di una delle indagini sulla sanità pubblica pugliese.

Dopo l’incontro cominciarono le telefonate martellanti di Paglino che tentò a lungo di parlare, senza mai riuscirci, con la cronista che fu costretta a spegnere il cellulare e a non uscire da casa neppure di domenica per sfuggire – secondo la ricostruzione della procura – alle attenzioni del militare.

“Quello è un maniaco – dice al telefono la cronista ad un suo collega – quello mi sta massacrando di telefonate… non posso più uscire da casa”. Fatti questi che il gip, valutandoli assieme ad altri elementi d’indagine, non ha ritenuto sufficienti per contestare il reato di stalking perché – scrive nell’ordinanza – la cronista “sapeva delle debolezze di Paglino e sapeva di poter fare leva”.

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