Inchiesta P3: “I magistrati vogliono sentire Berlusconi”, ma la Procura smentisce

Pubblicato il 12 Settembre 2010 - 10:58| Aggiornato il 13 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Dopo le ultime dichiarazioni di Arcangelo Martino sulla presunta organizzazione segreta P3, la magistratura romana starebbe valutando -scrive La Repubblica- l’idea di ascoltare il premier Silvio Berlusconi.

Martino, uno dei tre arrestati della “loggia P3”, identifica quel ‘Cesare’, citato per la prima volta nell’ordinanza dei Carabinieri, con Berlusconi e il ‘vice Cesare’ con Marcello Dell’Utri.

“La notizia uscì a metà luglio e l’entourage del capo dell’esecutivo, primo fra tutti il suo legale e deputato del Pdl, Niccolò Ghedini, si affrettò a precisare che: ‘Cesare non era Berlusconi. Che le date, citate dagli indagati, non coincidevano e che si trattava di un’ipotesi oltre che inveritiera, ridicola”, ricostruisce Repubblica.

“Ma ora le dichiarazioni dell’imprenditore arrestato danno nuova forza agli elementi che gli inquirenti hanno raccolto in questi mesi. Ed è per questo che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli stanno valutando la convocazione del presidente del Consiglio. D’altronde, tutte le persone citate dagli indagati sono state sentite dai magistrati. All’appello mancava solo Berlusconi”, scrive il quotidiano.

SMENTITA La procura smentisce con un comunicato diffuso dal Procuratore Giovanni Ferrara e dall’aggiunto Giancarlo Capaldo. ”La Procura di Roma – è detto nella nota – con riferimento alle notizie diffuse da alcune testate giornalistiche secondo cui, nell’ambito dell’inchiesta denominata dai mezzi di comunicazione ‘P3′, potrebbe essere sentito come persona informata sui fatti, il presidente del consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, segnala come tali notizie siano del tutto infondate e frutto di mere illazioni giornalistiche”.

”Nello stesso tempo – prosegue la nota – la Procura di Roma non puo’ non rilevare l’assoluta gravità, per il serio nocumento alle indagini della illegittima diffusione del verbale delle dichiarazioni rese il 19 agosto 2010 dall’indagato Arcangelo Martino e la ferma intenzione di accertare le relative responsabilità penali. La Procura di Roma continuera’ a svolgere il suo ruolo con la consueta serieta’ e determinazione e senza alcun pregiudizio”.