Infrastrutture prioritarie, Delrio le riduce da 400 a 30: Tav, Mose, metro…

Infrastrutture prioritarie, Delrio le riduce da 400 a 30: Tav, Mose, metro...
Graziano Delrio (Foto Lapresse)

ROMA – Il Documento di Economia e Finanza riduce le opere prioritarie: il neo-ministro alle Infrastrutture, l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, le ha portate a trenta da oltre 400 che erano.

La scelta, sottolinea Beniamino Pagliaro sulla Stampa, è politica, ma indica anche un metodo più misurato ma deciso (e decisionista) rispetto al passato, quando la lista delle priorità era interminabile e finiva per essere anche irrealizzabile, visto che mancavano i fondi per tutte quelle opere.

Complessivamente, scrive Pagliaro,

“le trenta opere prioritarie valgono 70,9 miliardi di euro. Di questi, 47,9 miliardi sono già disponibili e destinati alle opere dal bilancio dello Stato. Delle risorse disponibili, 6,8 miliardi sono fondi di privati che realizzano le opere in cambio della gestione delle infrastrutture. Le risorse che mancano andranno scovate nei prossimi mesi. Delrio punta a presentare a settembre un complessivo piano dei trasporti e delle infrastrutture”.

Le infrastrutture su cui si concentra l’attenzione sono quelle ferroviarie, con 28 miliardi, di cui 15 disponibili: si va dalla Torino-Lione alla tratta del Brennero, fino alle tanto attese tratte ad alta velocità tra Milano e Venezia e tra Napoli e Bari.

Le opere stradali valgono 25,2 miliardi di euro, di cui 17,3 disponibili.

“Il Mose di Venezia vale 5,4 miliardi, mentre le metropolitane di varie città tra cui Roma e Napoli valgono 12,1 miliardi (disponibili 10,3).

Ci sono progetti che dopo l’esclusione dall’elenco potrebbero essere archiviati, come le autostrade Orte-Mestre e la Grosseto-Civitavecchia. Ma il vero settore assente è quello del mare: piccoli ammodernamenti delle infrastrutture portuali sono già in programma, anche se non sono nel Def. Forse il Governo è consapevole che il vero tappo sulla portualità italiana è più sulle regole che sulle opere: la riforma attende”.

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