Intercettazioni, Alfano va avanti: “Bisogna proteggere la privacy degli italiani”

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

Finita la campagna elettorale e archiviate le Regionali con un sostanziale successo, il presidente del Consiglio preme una legge che metta una stretta sull’uso delle intercettazioni telefoniche nelle indagini. Il governo «lavorerà per fare in modo che a giugno il provvedimento sulle intercettazioni sia legge dello Stato» ma «siccome intendiamo verificare la reale disponibilità al confronto dell’opposizione, noi non ci impiccheremo a un aggettivo».

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, in un’intervista al Corriere della Sera, apre al dialogo, anche se la disponibilità annunciata dal Guardasigilli si limiterebbe a modificare eventualmente la parola “evidenti” dove si dice che le intercettazioni sono possibili a fronte di “evidenti indizi di colpevolezza”. Il testo ha fatto e farà discutere fino in fondo: tutela dei cittadini, per i favorevoli, bavaglio alla stampa e ostacolo al lavoro dei pm, per chi fin dall’inizio l’ha osteggiata.

Il disegno di legge prevede le intercettazioni solo se “assolutamente indispensabili”, un archivio “riservato” per custodire telefonate e verbali, processi in radio e in televisione solo se c’è l’assenso delle parti, ma anche carcere per i giornalisti che pubblicano trascrizioni (anche se stralci o riassunti). Dopo le Regionali il tema, molto caro a Silvio Berlusconi, è tornato di stretta attualità e Alfano stringe i tempi.

Per rendere più chiari alcuni meccanismi, il Fatto Quotidiano di oggi decide di fare qualche esempio, pubblicando uno studio elaborato dai magistrati di Catania. Eccone uno: «In una zona residenziale avvengono moltissimi furti. In occasione di uno dei furti si nota una vettura intestata a un pregiudicato. Indagine con l’attuale sistema. Sussistono gravi indizi di reato: quindi intercettazioni sull’utenza del pregiudicato e microspia sulla sua vettura. Si ascolta una conversazione con altra persona: i due organizzano un altro furto. La polizia si apposta e li arresta in flagranza di reato. Sentenza di condanna. Indagine con la nuova legge. Non ci sono gravi indizi di reato nei confronti di Sempronio (i precedenti non bastano). Quindi niente intercettazioni. Archiviazione».

Gli evidenti indizi di colpevolezza sono alla base anche dei contrasti interni alla maggioranza. In particolare, i parlamentari più vicini a Gianfranco Fini sono dell’idea di “ammorbidire” il provvedimento e per questo hanno già presentato alcuni emendamenti in Aula. Giulia Bongiorno, che spesso anticipa le posizioni del presidente Fini, ha ricordato più volte che «pur essendo il testo approvato dalla Camera un punto di equilibrio, sulle intercettazioni bisogna tenere ben presenti le osservazioni mosse dal presidente Napolitano».

Intanto, il Partito democratico ribadisce il no al ddl sulle intercettazioni e aspetta di verificare la disponibilità a introdurre modifiche manifestata dal ministro della Giustizia. «Staremo a vedere – dice il vicecapogruppo dei Democratici in Senato, Felice Casson, ai microfoni di Tg Parlamento – se la disponibilità di rivedere il disegno di legge sulle intercettazioni, annunciata a parole dal ministro Alfano, sarà vera perché finora nell’esame di questo provvedimento c’è stata un’altalena da parte del governo e della maggioranza, un comportamento schizofrenico. Un giorno dicevano di essere disponibili, un altro giorno si parlava di assoluta chiusura. Vediamo in cosa consisterà questo annuncio di disponibilità. Aspettiamo il ministro Alfano alla prova concreta dei fatti: misureremo la sua disponibilità sui nostri emendamenti migliorativi».

«Noi – prosegue Casson – abbiamo presentato oltre cinquanta emendamenti per modificare nella sostanza questo disegno di legge sulle intercettazioni, che così com’è non va assolutamente, presenta diversi profili di illegittimità costituzionale, bloccherebbe molte indagini per fatti gravi concernenti la sicurezza collettiva e inoltre introdurrebbe limiti molto seri alla libertà di stampa. Noi non diciamo no alla regolamentazione delle intercettazioni, abbiamo proposte di emendamenti migliorativi per fare in modo che la magistratura e la Polizia possano continuare a fare le indagini, per fare in modo che ci sia libertà di stampa e anche per fare in modo di tutelare la riservatezza delle persone. Dunque aspettiamo di vedere concretamente cosa proporranno il ministro e la maggioranza su queste modifiche. Se ci si sarà una possibilità di ragionare sugli stessi temi – conclude Casson – non vediamo ragioni per non votare congiuntamente su alcuni punti».

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