In carcere chi pubblica le intercettazioni. Ddl Costa, non più Bongiorno

ROMA – Passa la proposta sul carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni. Giulia Bongiorno non ci sta e si dimette da relatore del disegno di legge sulle intercettazioni. Al suo posto il deputato del Pdl Enrico Costa. Altra novità: è rientrata la norma cosiddetta “ammazza blog”. L’obbligo di rettifica sarà limitato solo alle testate web regolarmente registrate.

La Bongiorno (che è anche presidente della commissione Giustizia della Camera) si è dimessa subito dopo la votazione (e l’approvazione) dell’emendamento Costa in commissione.

Ecco le parole della deputata di Futuro e Libertà: ”L’accordo su questo testo era stato raggiunto due anni e mezzo fa. Ed era stato il frutto di lunghe trattative. Io avevo gia’ fatto la relazione in aula su questa versione. Ora, il fatto che vogliano stravolgere tutto e’ chiaramente una violazione di questo accordo”.

Il nome di Costa è stato proposto dalla stessa Bongiorno. Nell’emendamento c’è l’obbligo di rendere impubblicabili le intercettazioni fino all’udienza filtro. Cioè fino all’udienza dove si “filtrano” le intercettazioni rilevanti (e quindi pubblicabili per riassunto) rispetto a quelle non pubblicabili.

Il punto di vista della maggioranza è stato ben spiegato da Maurizio Paniz: “Il giornalista che pubblica ciò che non può pubblicare dovrebbe subire una sanzione penale. Il carcere magari è un percorso più lungo. Che ne so, ci vorrebbe una sanzione da 15 giorni a un anno, poi il giudice graduerà a seconda della violazione, vedrà se sono possibili riti alternativi, pene pecuniarie o multe o se il giornalista debba andare in carcere. Cosa che è tutto sommato molto rara nel nostro ordinamento per questa tipologia di situazione”.

Per quanto riguarda invece la cosiddetta norma “ammazza blog”, l’obbligo di rettifica entro 48 ore sarà obbligatorio solo per le testate registrate.

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