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Intercettazioni, Di Pietro annuncia la lettura in aula per permetterne la pubblicazione

di Maria Elena Perrero |21 Aprile 2010 13:36

Antonio Di Pietro

I parlamentari dell’Italia dei valori leggeranno le intercettazioni nelle aule di Camera e Senato, in una forma di “disobbedienza civile” rispetto alle nuove norme decise dalla maggioranza. Lo annuncia il leader Idv, Antonio Di Pietro, che spiega: “Le nuove restrizioni servono soltanto ai criminali e così, ogni volta che ci sarà un’intercettazione che è stata regolarmente depositata, si alzerà un parlamentare dell’Idv e la leggerà ad alta voce in aula. Così i giornalisti dovranno riferire non più di intercettazioni, ma di resoconti parlamentari”.

Il ddl  del governo è contestato da Di Pietro perché vieta le trascrizioni sui giornali. “Ogni volta che ci sarà un’intercettazione regolarmente depositata e a disposizione delle parti, al termine della seduta d’Aula (alla Camera o al Senato) si alzerà un parlamentare dell’Idv e la leggerà” dice l’ex pm.

La strategia è stata messa a punto ieri durante una riunione del partito: vorrebbe evitare che con gli emendamenti presentati dalla maggioranza al ddl intercettazioni “si passi dalla padella alla brace” così come dimostrerebbe, secondo l’ex pm, la cosiddetta norma “Anti-D’Addario” che vieta e punisce riprese e registrazioni considerate ‘fraudolente’.

Il testo del governo prevede che chiunque pubblichi o riveli atti di un processo penale coperti dal segreto istruttorio rischia una pena detentiva che va da uno a sei anni di reclusione. E’ previsto anche che nessun documento o intercettazione di un processo penale possa essere pubblicato prima dell’udienza preliminare. Tra le novità anche la non applicabilità della nuova normativa alle indagini già in corso: restano quindi i presupposti per proseguire con l’attività intercettativa in atto, ma soltanto per un periodo massimo di ulteriori 75 giorni. Dopodichè l’ascolto o la ripresa video devono cessare.

Potranno essere intercettati soltanto soggetti indagati dalla magistratura o direttamente connessi ai fatti delittuosi e non, come ora, purché abbiano contatti di qualche genere con persone eventualmente connesse con il soggetto indagato. In buona sostanza, viene sancito il concetto di ‘individualizzazione’ dell’intercettazione.

Un’altra restrizione riguarda i luoghi sottoposti a sorveglianza, che dovranno appartenere o essere utilizzati dall’indagato o da persone diverse, purché risultino, dalle indagini, già a a conoscenza dei fatti sui quali si sta conducendo l’inchiesta. Inoltre, cambia anche il destinatario della richiesta di autorizzazione a procedere con l’intercettazione: non più il gip, ma il tribunale.

Oltre ai due emendamenti governativi, sono state presentate anche una decina di modifiche proposte dal relatore. Per chi pubblica in tutto in parte atti o documenti di un processo penale di cui sia vietata la pubblicazione è punito con l’arresto fino a due mesi o, in via alternativa, con l’ammenda da due a diecimila euro. Se la pubblicazione riguarda invece una intercettazione, la pena sarà l’arresto fino a due mesi o l’ammenda dai quattro ai ventimila euro.

Chiunque effettui “fraudolentemente riprese o registrazioni di comunicazioni o conversazioni a lui stesso dirette o comunque effettuate in sua presenza, si legge in un altro emendamento del relatore, è punito con la reclusione da 6 mesi a quattro anni”, a meno che dalla conversazione non emergano notizie di reato immediatamente riferite all’autorità giudiziaria. Per potersi avvalere di conversazioni in cui sia coinvolto un parlamentare, sarà poi sempre necessario ricevere autorizzazione da parte della giunta della Camera di appartenenza del parlamentare stesso.

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