Intercettazioni, Futurista paragona Berlusconi a Putin

ROMA, 6 OTT – ''Il 7 ottobre di cinque anni fa moriva Anna Politkovskaja. Scriveva troppo di quella guerra sporca in Cecenia. Ieri, 5 ottobre, in Italia passava un'idea prima ancora che un disegno di legge: il carcere per i giornalisti. Due vicende diverse, ma figlie della stessa concezione del potere''.
Cosi' un corsivo di Eugenio Balsamo apparso oggi sul 'futurista', il quotidiano on line e anche settimanale cartaceo diretto da Filippo Rossi.

''Il carcere per i giornalisti e' una misura estrema che ricorda il periodo peggiore per la stampa, per quel diritto-dovere all'informazione. Con la Carta costituzionale che rischia di essere stuprata ulteriormente per tornare agli anni piu' bui''.

E il direttore Rossi, nel suo editoriale di questa mattina, rincara la dose, dicendosi pronto ad andare in galera: ''Se per un puro caso mi capitasse in mano un'intercettazione 'proibita', non ci penserei due volte a pubblicarla se avesse un qualche interesse pubblico. Sarei pronto, anche, a rischiare di finire nelle patrie galere. E' una questione di principio. E di liberta'.

Quel che sta accadendo in Parlamento e' l'ennesima prova della pericolosita' di Silvio Berlusconi e della sua particolarissima concezioni di democrazia. E' l'ennesimo tentativo, portato avanti dal Caimano, di usare le istituzioni (approfittando peraltro del servilismo di una classa politica – quella del Pdl – disposta a tutto pur di avere in cambio anche solo la promessa di qualche briciola di potere) per mettere a posto i propri problemi, per ''smacchiare'' le proprie colpe''.

E aggiunge: Fa davvero impressione pensare che mentre il mondo piange un rivoluzionario della cultura come Steve Jobs, in Italia un potere reazionario tenta di limitare le possibilita' di informare i cittadini sulla loro classe dirigente. Solo le dittatura, consce o inconsce, tentano di limitare il diritto all'informazione''.

''I magistrati azzittiti e i giornalisti incarcerati: complimenti ai ''moderati'' e ai ''popolari''. Noi, per quel che ci riguarda, siamo pronti a disobbedire (e a rischiare, se passasse la legge) in nome della liberta''', conclude.

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