Intercettazioni: in arrivo nuove sanzioni per gli editori

Sul ddl intercettazioni gli editori potrebbero essere chiamati a rispondere anche penalmente. In uno degli emendamenti che ancora si stanno finendo di limare al Ministero della Giustizia si prevede, infatti, che gli editori diventino punibili per la pubblicazione di intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione. Per loro si sta parlando di un pagamento tra le 100 e le 300 quote: il che significa una somma complessiva, nel massimo, di oltre 450 mila euro. Resterebbe invece ridotta tra le 100 e le 150 quote la sanzione che dovrebbero versare nel caso in cui si tratti di intercettazioni coperte da segreto o comunque pubblicate prima della conclusione delle indagini preliminari.

In vista di domani, quando la maggioranza si confronterà sulle Intercettazioni nell’ ufficio di presidenza del Pdl, il relatore del testo Roberto Centaro ha lavorato per quasi tutto il giorno con gli altri ‘tecnici’ della Giustizia per mettere a punto circa nove proposte di modifica che accolgano buona parte delle perplessità del Quirinale e dei finiani. In sostanza, si è cercato di mettere nero su bianco tutti quei principi emersi dall’ultimo vertice al Senato con il Guardasigilli Angelino Alfano della settimana scorsa.

Tra gli argomenti su cui si sta ragionando c’é anche il cosiddetto ‘emendamento Ghedini’ e cioé la possibilità di prorogare di 48 ore in 48 ore il tetto massimo fissato per la durata delle intercettazioni: 75 giorni. Nella bozza di emendamento che si sta mettendo a punto si prevede la possibilità di chiedere proroghe di 48 ore in 48 ore solo nei casi in cui si possano acquisire “elementi fondamentali per l’accertamento del reato per cui si procede” o se si ravvisa la possibilità di poter impedire che venga commesso un altro reato che risulti però sempre intercettabile. In questi casi la proroga potrà essere disposta direttamente dal Pm, ma il Gip collegiale del Tribunale distrettuale del capoluogo dovrà convalidarla dopo esserne stato informato non oltre le 24 ore. Questo, secondo quanto si apprende, sarebbe uno dei nodi ancora da sciogliere in vista di domani. Per quanto riguarda la norma che esclude l’arresto obbligatorio in flagranza per gli atti sessuali con minori, nei casi di lieve entità, il principio sembra confermato. Verrebbe solo riscritto tecnicamente in modo più preciso per far capire che siccome l’arresto facoltativo è previsto anche per i casi più lievi di violenza sessuale non si capisce perché non si possa prevedere la stessa cosa per gli atti sessuali con minori.

Si è trovata una soluzione anche per le intercettazioni ambientali che il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha definito un “buon accordo”: le cimici si potranno applicare, purché non in luoghi di privata dimora, anche se non si ha la certezza che nel luogo che si vuole controllare si stia svolgendo un reato. La riunione annunciata tra finiani e berlusconiani per fare il punto sul ddl non c’e stata, ma si sa che numerosi sono stati i contatti telefonici. I finiani fanno sapere che se gli emendamenti resteranno quelli annunciati dai vertici del gruppo Pdl al Senato non ci saranno grosse obiezioni da fare. Il Pd continua a esprimere un giudizio negativo sul testo, come sottolinea il responsabile Giustizia del partito Andrea Orlando, mentre Emma Bonino accusa il centrodestra di legiferare sulla materia “in modo demenziale”.

Domani, comunque, per il ddl intercettazioni sarà senz’altro il giorno della verità: dopo l’Ufficio di presidenza del Pdl, si riunirà la commissione Giustizia per votare i due emendamenti accantonati la scorsa settimana (norma transitoria e atti sessuali con minori). E per il pomeriggio è convocata l’Aula. Secondo quanto si apprende il presidente di Palazzo Madama Renato Schifani dovrebbe dare tempo per presentare subemendamenti ai nuovi emendamenti del relatore Centaro e non si esclude che anche l’esame delle ulteriori proposte di modifica possa tornare di nuovo in Commissione. “Quello che auspichiamo – conclude il presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli – è che giovedì si arrivi al voto in Aula”.

La maggioranza si prepara con un’unica parola d’ordine: unità tra le varie anime. L’accordo sembra essere stato raggiunto anche se gli emendamenti concordati in sede politica ancora non sono stati consegnati nelle mani della pattuglia dei finiani. Ma nel Pdl, in attesa della versione definitiva del ddl, si dà ormai per scontato il via libera da parte dell’ufficio di presidenza e, già giovedì, il voto del Senato. “Se domani ci presenteranno gli emendamenti che abbiamo concordato – spiega un’autorevole voce dei finiani – non vedo quali problemi possano esserci e non vedo quali riunioni avremmo dovuto fare oggi. Anche se certo sarebbe stato meglio poter vedere le modifiche con un po’ più di calma…”.

Dopo un lunghissimo braccio di ferro, con crisi di maggioranza più volte sfiorate, si dovrebbe dunque chiudere domani la partita sulle intercettazioni che ancora oggi, anche se come prefazione ad un libro, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato a definire “uno strumento utile di cui però, purtroppo, nel nostro Paese si tende ad abusare, e spesso con intenti che non hanno nulla a che vedere con la giustizia, ma piuttosto con il pettegolezzo e il gossip di bassa lega”.

L’accordo politico non mette però al riparo il testo dall’eventuale ricorso alla fiducia. Nella maggioranza, infatti, non la si esclude a priori. E con l’iter parlamentare della manovra che incombe, viene lasciato intendere, i tempi del dibattito non possono essere dettati dall’ostruzionismo dell’opposizione. Berlusconi, che rientra a Roma proprio in funzione dell’ufficio di presidenza, riconosce che quella che si apre sia per il governo e la maggioranza una settimana cruciale. E alla riunione di palazzo Grazioli non si discuterà solo di intercettazioni o, come da ‘ordine del giorno’, di doppi incarichi, organizzazioni delle feste di partito e convocazione dei consigli comunali. I vertici del partito non potranno non affrontare anche le questioni della stretta sulle donne in pensione a 65 anni (che l’Ue chiede al nostro paese e che il Consiglio dei ministri dovrebbe affrontare già nella prossima riunione) e delle modifiche alla manovra, alle quali Berlusconi ha aperto, a patto che il saldo di 24,9 miliardi resti invariato.

Dei dettagli della manovra economica il premier discuterà nei prossimi giorni con il Capo dello Stato in una visita al Colle che segue le telefonate di cortesia del Cavaliere per informarsi della salute del Presidente, dopo il lieve malore che ha colto Giorgio Napolitano a Torino. Nei giorni scorsi Berlusconi ha confermato che, anche accettando ragionevoli proposte dell’opposizione, la manovra potrà subire poche e ben definite modifiche, come quelle al comparto Difesa, che lo stesso premier ha promesso al ministro della Difesa ed ai vertici delle Forze dell’Ordine la sera del Carosello dei Carabinieri a Piazza di Siena. Ma per evitare l’assalto alla diligenza in Parlamento, i cambiamenti dovranno essere concordati dagli esponenti di vertice della maggioranza.

Ed è anche per discutere di questo che, domani sera, ci sarà una riunione di deputati e senatori finiani (alla quale Gianfranco Fini non prenderà parte) per ipotizzare possibili proposte di modifica alla Finanziaria, a partire dalla cedolare secca sugli affitti. Di manovra il premier parlerà certamente anche domani alla Assemblea di Federalberghi e mercoledì a quella di Confartigianato, nel quadro della ‘strategia’ di comunicazione che il Cavaliere ha intenzione di proseguire per spiegare agli italiani quella che a suo giudizio non è solo una manovra di sacrifici ma anche di sviluppo e di nuove opportunità.

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