La legge sulle intercettazioni è “ampiamente incostituzionale nell’attuale formulazione” prima di tutto perché “lede i diritti del cittadino proclamati all’articolo 21 della Costituzione”. Ad affermarlo in una intervista a ‘Repubblica’ è il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, secondo il quale è giusto “non mettere in piazza nomi di persone che non c’entrano nulla”, ma “non si può per questo pensare di ridurre o sopprimere sia il diritto del cittadino di sapere, sia il dovere della giustizia di dare sicurezza ai cittadini nella costante ricerca di chi agisce contro la legge”.
Per Scalfaro va studiato il modo “di assicurare la certezza del segreto” per proteggere la privacy dei cittadini, ma “imboccare la strada di imbavagliare la libertà di informazione e di impedire il lavoro della magistratura non è accettabile”.
E’ stata “sorprendente”, prosegue, la critica alla “libertà di stampa” avanzata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, come primo commento “quando è scoppiato” il ‘caso Scajola’. L’ex Capo dello Stato sottolinea che “la questione morale è primaria” a partire dal fatto che “quando un cittadino investito di autorità pubblica abusa dei suoi poteri deve restituire il maltolto e non può più avere responsabilità pubbliche”. E’ “assurda – aggiunge – l’ipotesi di sospendere chi ha sbagliato per un tempo di due, tre o cinque anni”.