Legge bavaglio: primo sì in Senato alla stretta sulle intercettazioni

La Commissione giustizia del Senato, nonostante le polemiche e le accese discussioni, è riuscita  ad approvare nella tgarda serata di lunedì 17 maggio l’emendamento del governo al  disegno di legge sulle intercettazioni che di fatto riscrive tutta la procedura necessaria ad ottenere l’autorizzazione per il controllo delle utenze.

Prima di arrivare al votoil dibattito in Commissione è stato estremamente acceso con il responsabile giustizia dell’Idv, Luigi Ligotti, che ha contestato con forza il sottosegretario Giacomo Caliendo, sostenendo addirittura che quest’ultimo avesse bisogno “di una perizia psichiatrica”.

La norma che ha ottenuto il via libera della Commissione è quella che prevede che per intercettare debbano sussistere ‘gravi indizi di reato’; che le intercettazioni vadano eseguite sulle utenze degli indagati o di terzi che “sulla base di specifici atti di indagine”, risultino a conoscenza dei fatti per i quali si procede; che le intercettazioni siano assolutamente indispensabili ai fini della prosecuzione delle indagini. Nell’emendamento del governo si stabilisce che anche le riprese visive vengano effettuate in luoghi che appartengono agli indagati o a soggetti che, sempre “sulla base di specifici atti di indagine”, risultino a conoscenza dei fatti per i quali si procede e, in più, sussistano “concreti elementi per ritenere che le relative condotte siano direttamente attinenti ai medesimi fatti”.

Nella stessa norma si dice anche che il magistrato dovrà chiedere l’autorizzazione ad intercettare al tribunale del capoluogo del distretto in composizione collegiale. Ma nella proposta di modifica che ha appena ricevuto il via libera dalla Commissione, si impone anche al pm l’obbligo di applicare le stesse disposizioni che servono nella valutazione della prova. Il che, in estrema sintesi, significa che prima di ascoltare quanto sostenuto da un collaboratore di giustizia, sempre ai fini dell’intercettazione, si dovrà compiere una indagine sulla sua attendibilità. Nonostante il voto di questo emendamento ‘cardine’  il presidente della Commissione Filippo Berselli non è soddisfatto per l’andamento dei lavori che, a suo avviso, procedono “troppo a rilento”.

“In un’ora e mezzo – afferma Berselli – abbiamo votato solo un emendamento e mezzo. Di questo passo tutte le sedute notturne convocate per la settimana non basteranno a concludere l’esame del provvedimento”. “Pertanto – prosegue – auspico che la conferenza dei capi gruppo calendarizzi entro la prossima settimana l’esame del testo direttamente in aula. Anche senza che sia stato dato mandato al relatore”. Se questo avvenisse, per il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro, “sarebbe una cosa gravissima”. “Questo testo è davvero scritto male, pieno di lacune e di norme ingiustificabili. Noi stiamo cercando di intervenire nel merito per spiegare ciò che non va. Ma ormai è muro contro muro. Nessuno di loro vuole ascoltare”. “Solo per fare un esempio – incalza Ligotti – vi basti sapere che per intercettare un serial killer latitante i magistrati si dovranno accontentare dei 75 giorni di tempo previsti da questo ddl per la nuova procedura. E’ una cosa davvero inaccettabile!”.

I lavori della Commissione sono proseguiti per l’intera nottata, ma è possibile che nella mattinata di martedì la Commissione non venga convocata per dare la possibilità ai componenti della giunta di pronunciarsi sulla richiesta di arresto per il senatore Vincenzo Nespoli e per consentire al gruppo del Pd di riunirsi. A inizio serata Berselli aveva negato al Pd la sospensione della Commissione per riunirsi. Ma poi, dopo le insistenze di Anna Finocchiaro, ha deciso di accettare la richiesta.

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