Investment Compact, in Cdm il 20 gennaio: bonus e agevolazioni per Pmi. La bozza

Investment Compact, in Cdm il 20 gennaio: bonus e agevolazioni per Pmi. La bozza
Investment Compact, in Cdm il 20 gennaio: bonus e agevolazioni per Pmi. La bozza

ROMA – Il governo lavora all’Investment Compact, un pacchetto di misure che punta a rilanciare, attraverso incentivi ed agevolazioni, le piccole medie imprese. Si tratta di un provvedimento strutturato che sarà in Consiglio dei ministri, salvo intoppi, il prossimo 20 gennaio. Dagli sgravi fiscali fino alla nascita delle Pmi innovative, l’agenzia Public Policy diffonde una prima bozza del provvedimento.

Ecco i punti salienti:

FONDO CENTRALE GARANZIA ANCHE A ASSICURAZIONI L’operatività del Fondo centrale di garanzia, per favorire l’accesso al credito delle Pmi, viene esteso anche alle imprese di assicurazione e agli organismi di investimento collettivo del risparmio.

FONDO GARANZIA ANCHE A TITOLI DA CARTOLARIZZAZIONE  – Viene estesa la possibilità di concessione delle garanzie del Fondo centrale di garanzia a titoli derivanti da cartolarizzazione che abbiano ad oggetto crediti, anche già erogati, nei confronti di piccole e medie imprese. Come si legge nella relazione illustrativa della norma contenuta nella bozza, l’introduzione di tale estensione è volta a garantire l’adeguamento dell’ordinamento italiano alle politiche in atto da parte della Banca centrale europea e, in particolare, al cosiddetto ‘Asset-Backed Securities Purchase Programme’ che prevede l’acquisto delle cosiddette mezzanine tranches di titoli derivanti da cartolarizzazione, purché forniti di specifica garanzia. La normativa secondaria dovrà prevedere, tra l’altro, misure idonee ad assicurare l’effettivo trasferimento dei vantaggi della garanzia pubblica alle piccole e medie imprese, anche tenendo conto delle iniziative adottare dalla Banca centrale europea o da altre entità comunitarie al fine di sostenere il credito alle piccole e medie imprese.

Sempre la bozza del dl Investment compact prevede che le operazioni di garanzia diretta possano essere effettuate solo in relazione a prestiti ancora da erogare, mentre si consente che la garanzia possa essere richiesta su crediti già esistenti per quanto riguarda le operazioni su portafogli di finanziamenti o in relazione alle garanzie che facciano riferimento a operazioni di cartolarizzazione. “Tale modifica – si legge ancora nella relazione illustrativa della norma – è volta a dare immediata operatività alla garanzia sul portafoglio e alla garanzia sulle tranche mezzanine con l’obiettivo di assicurare l’avvio della nuova operatività del fondo in tempo per poter usufruire dei programmi Bce di sostegno al credito alle piccole e medie imprese”.

DM AGGIORNERANNO CRITERI FONDO GARANZIA – Viene rivisto il modello di rilascio delle garanzie da parte del Fondo centrale di garanzia, prevedendo che i criteri di valutazione per l’accesso alla garanzia siano aggiornati periodicamente attraverso l’emanazione di decreti attuativi da parte del ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze. Tale decreto, viene previsto, può individuare criteri di differenziazione dell’entità della garanzia concessa in funzione della rischiosità delle relative esposizioni. La stessa bozza comporta poi modifiche alla governance del Fondo prevedendo in sostituzione dell’attuale consiglio di gestione, l’istituzione di un Comitato, comportando così un incisivo cambiamento nella gestione operativa del Fondo.

NON SOLO START-UP, NASCONO LE PMI INNOVATIVE  – Nascono le Pmi innovative, con obbligo di iscrizione a un apposito registro delle Camere di commercio, e con possibilità di raccogliere offerte attraverso portali per la raccolta di capitali, così come avviene già per le start-up innovative. La nuova categoria di Piccole medie imprese dovrà essere: residente in Italia o in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in Stati aderenti all’Accordo sullo spazio economico europeo, purché abbia una sede produttiva o una filiale in Italia; avere certificato il bilancio da almeno tre esercizi; avere spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 5% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione, oppure – in alternativa – impiegare come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un’università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata, o – sempre in alternativa – essere titolare di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale.

50 MLN PER AGEVOLAZIONE FISCALE RETI IMPRESA PER RIFINANZIARE AGEVOLAZIONE CHIUSA NEL 2012  – Rifinanziare con 50 milioni di euro l’agevolazione fiscale per i contratti di rete d’impresa ‘scaduta’ al 2012 e che prevede una sospensione di imposta sugli utili che le imprese, partecipanti a un contratto di rete, destinavano alla realizzazione delle attività oggetto del programma comune.

Nella bozza si limita però l’agevolazione alle reti dotate di soggettività giuridica e tributaria, in relazione agli utili conseguiti a partire dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2015, ampliando a 2 milioni di euro il tetto massimo di utili per anno accantonabili dalle imprese. La bozza chiarisce poi che l’obbligo di redigere e depositare il bilancio relativo all’attività delle reti di impresa non si applica alle reti prive di personalità giuridica (le cosiddette ‘reti contratto’), semplificando così la gestione amministrativa di queste forme di aggregazione.

INVESTMENT COMPACT, PATENT BOX ESTESO A TUTTI I MARCHI D’IMPRESA –  Estendere a tutti marchi d’impresa, inclusi quelli non commerciali – e dunque anche a quelli non funzionalmente equivalenti a brevetti – la tassazione agevolata dei redditi derivanti dall’utilizzazione e cessione di beni immateriali (la cosiddetta patent box, per beni come marchi o brevetti).  La cosiddetta patent box è stata introdotta di recente solo con la legge di Stabilita’ 2015 e consiste in una esenzione del 50% (del 40% fin alla fine del 2015), ai fini Ires e Irap, dei proventi delle royalties ottenute dalla concessione in licenza di brevetti industriali e altri beni immateriali.

“Per quanto concerne, invece, i costi rilevanti ai fini dell’agevolazione – si legge nella relazione illustrativa della bozza di articolo – l’articolo intende ricomprendervi anche quelli sostenuti per l’attività di ricerca e sviluppo affidata in outsourcing e quelli sostenuti per l’acquisizione dei beni immateriali ammissibili al beneficio”. Dunque, secondo quanto prevede la bozza, potranno concorrere a determinare la quota di reddito agevolabile anche i “costi sostenuti per l’esternalizzazione dell’attività di ricerca e sviluppo per la produzione dei beni immateriali a soggetti terzi (ossia, oltre alle università ed enti di ricerca già indicati dalla norma, anche alle imprese diverse da quelle operanti nell’ambito dello stesso gruppo)”.

 

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