ROMA – Per stare tranquillo aveva bisogno di almeno 320 voti. Con 350 avrebbe potuto festeggiare. Di voti per il suo Italicum, alla Camera, ne sono arrivati 384. Matteo Renzi, insomma, per ora fa quasi il pieno ma decide comunque di andare sul sicuro visto che il Governo sceglie comunque di autorizzare la fiducia.
Non si votava ancora l’Italicum, d’accordo ma solo le cosiddette “pregiudiziali di Costituzionalità”. Un voto preparatorio all’esame vero e proprio della legge elettorale su testi presentati dall’opposizione per farlo cadere prima del voto in Aula. Il risultato, però, è chiarissimo: 209 voti a favore delle pregiudiziali, 384 contrari. Significa che la fronda del Pd, almeno in questa fase, si assottiglia. E non poco.
Per Renzi, l’opposizione che contava era soprattutto quella interna al Pd. Si votava a scrutinio segreto: condizione ottimale per la trappola al premier che, sotto i 320 voti non avrebbe potuto fare altro che chiedere subito la fiducia e con esito incerto. I numeri sembrano dire ben altro. Perché poi si è votato altre due volte. E Renzi ha ottenuto 385 sì la seconda volta e pochi di meno la terza, 369, quando l’Aula, vista l’aria chiara che tirava in parte si era già svuotato.
Dopo le tre votazioni la seduta alla Camera è stata sospesa e si è riunito il Consiglio dei ministri per stabilire se porre o meno la fiducia sull’Italicum. E’ arrivato il sì di Renzi che evidentemente vuole andare sul sicuro e non ha intenzione di abbassare il livello dello scontro. Anche a costo di operare una scelta discutibile, certamente irrituale e destinata ad alimentare altre polemiche. Alla vigilia del voto si ipotizzava un gruppo di dissidenti Pd attorno alle 90 unità. E con quelli, raccontano le cronache parlamentari, il governo ha trattato fino all’ultimo. La più rosea delle previsioni diceva 400, quella standard 330-350, quella nera sotto i 320. Il risultato dice inequivocabilmente che Renzi ha fatto quasi il pieno.