ROMA – Enrico Letta e Angelino Alfano da una parte; Dario Franceschini e Denis Verdini dall’altra. Il nodo delle preferenze, se introdurle o meno nella nuova legge elettorale, spacca la maggioranza, il Pd in primis, e mostra inconsuete alleanze.
Angelino Alfano si è unito a Enrico Letta: nella nuova legge elettorale ci vogliono le preferenze. Niente listini bloccati, i cittadini devono poter scegliere nome e cognome. Ovvero la battaglia più di sinistra degli ultimi anni: il ritorno alle preferenze.
Ma le preferenze suono fuori discussione nell’accordo Renzi-Berlusconi. E’ proprio l’ex premier a volere fortemente i listini bloccati che lasciano ai partiti il potere totale di inserire nomi a piacimento. E siccome col ritorno alle preferenze l’accordo Renzi-Berlusconi cadrebbe (Berlusconi d’altro canto ha accettato il ballottaggio) ecco che parte del Pd si trova nella condizione di dover difendere i listini bloccati. Matteo Renzi non sarebbe contrario a rivedere la cosa, ma non ha nessuna intenzione di far saltare l’accordo con Forza Italia per le preferenze.
Le perplessità sulla legge elettorale, così come è stata formulata dal segretario Pd e da Berlusconi, le ha espresse il premier Letta per primo nella maggioranza:
“Alcuni aspetti della legge elettorale, se c’è un accordo largo, possono essere cambiati, ad esempio coinvolgendo di più i cittadini”.
Poi si è aggiunto Alfano:
“La legge elettorale in Parlamento la faremo con Renzi e Berlusconi, ma chiediamo che vengano modificate le liste bloccate per introdurre le preferenze. Debbono essere i cittadini – ha aggiunto il leader di Ncd – a scegliere i loro rappresentanti. I cittadini debbono conoscere il citofono di casa del loro eletto”.
Ma la maggioranza, e lo stesso Pd, si spaccano quando interviene Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento vicinissimo a Renzi:
“Vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime – ha sottolineato parlando con i cronisti alla Camera – ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent’anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle”
“Farebbero aumentare a dismisura i costi delle campagne elettorali dei singoli candidati, con tutti i rischi connessi, e non sempre porterebbero in Parlamento i migliori e comunque lo priverebbero della presenza di competenze e professionalità indispensabili. Io da capogruppo ho conosciuto deputati indispensabili per competenze e lavoro che non riuscirebbero mai a essere eletti”.
A questo punto nel dibattito si è introdotta la voce di Forza Italia, con Denis Verdini a dare man forte a Franceschini. Il parlamentare forzista ha incontrato Maria Elena Boschi, Pd, nella segreteria di Renzi. E ha ribadito il secco e deciso “no” di Forza Italia alle preferenze.