Italicum di Renzi: successo politico con riserva. Due dubbi: liste e premio

Italicum di Renzi: successo politico con riserva. Due dubbi: liste e premio
Italicum di Renzi: successo politico con riserva. Due dubbi: liste e premio

ROMA – Italicum di Renzi: successo politico con riserva. Due dubbi: liste e premio. Confrontando le reazioni dei maggiori analisti politici al compromesso raggiunto da Matteo Renzi sulla legge elettorale (Italicum è l’ultimo parto di politichese), due sono le novità più ragguardevoli segnalate: il successo politico del sindaco di Firenze segna l’avvento di una leadership vera a sinistra, il compromesso non fuga tutte le riserve sulla sua efficacia per garantire allo stesso tempo governabilità e rappresentanza. Per Elisabetta Gualmini della Stampa il compromesso è ragionevole e serve per una Riforma importante: è pragmatico, raggiunge gli scopi sebbene non sia la migliore delle Riforme, riesce laddove altri leader meno risoluti avrebbero convocato l’ennesimo seminario, o  l’ennesima “commissione di cattedratici decadenti”. Renzi, finalmente è uno che decide.

Certo, sarebbe stato meglio tornare ai collegi uninominali: una soluzione che avrebbe reso più trasparente il rapporto dei singoli candidati con i cittadini e più nitida la scelta della forza politica chiamata a governare. Ma l’ottimo paretiano è difficile da raggiungere se vuoi coinvolgere maggioranza e opposizione. (Elisabetta Gualmini, La Stampa)

Anche Stefano Folli, sul Sole 24 Ore, sottolinea la cifra della leadership di Renzi: “sbrigativo” e “ruvido” impone il prendere o lasciare anche ai suoi, strapazza il presidente Cuperlo costringendolo ad andarsene, non arretra di un passo di fronte al rischio di scissioni interne, che anzi, sotto sotto, si augura. Spiega Folli che il carattere nuovo della sua leadership è il superamento degli steccati ideologici: ambisce parlare a tutti gli italiani, ma bisogna vedere, alla prova dei fatti, se in Parlamento, specie col voto segreto, la Riforma reggerà.

Il confronto alle Camere sulla legge elettorale si annuncia duro, specie se avverrà all’ombra del voto segreto. Si capisce allora perché Renzi e i suoi alleati di Forza Italia sottolineano il punto chiave: il «pacchetto» delle riforme, compresi gli interventi di natura costituzionale sul titolo V, il Senato eccetera, va tenuto insieme così com’è, in omaggio alla sua logica intrinseca. Non si può sottoporlo a un assedio analogo a quello subìto ogni anno, per fare un esempio, dalla legge finanziaria. Ed è chiaro che il destino di Renzi si lega al passaggio parlamentare non solo della riforma elettorale, ma anche dei ritocchi costituzionali in prima lettura. (Stefano Folli, Sole 24 Ore)

Michele Ainis sul Corriere della Sera misura su governabilità, rappresentatività del Parlamento e sovranità popolare le doti di Renzi. Sulla prima il giudizio è più che positivo: l’Italicum è meglio del modello spagnolo, guadagnare Berlusconi alla causa del doppio turno a lui inviso è uno straordinario colpo, bene l’alta soglia di sbarramento al 5% contro il potere di veto dei partitini ma con l’avallo degli stessi partitini (leggi Alfano, rassicurato però dalla sopravvivenza del governo per un altro anno). Sulla rappresentatività, il 18% di premio di maggioranza è un dono troppo munifico per non sovvertire il principio di equa distribuzione dei seggi. Sulle liste bloccate:

la sovranità. Spetta al popolo votante, non certo al popolo votato. Da qui l’incostituzionalità delle pluricandidature, dove il plurieletto decideva l’eletto; ma su questo punto Renzi tace, e speriamo che non sia un silenzio-assenso. Da qui, soprattutto, l’incostituzionalità delle liste bloccate. Tuttavia la Consulta ha acceso il verde del semaforo quando i bloccati siano pochi, rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi? Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati. (Michele Ainis, Corriere della Sera)

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