ROMA – Mercoledì dalle ore 15,25: l’Italicum riparte da qui. Ossia dal primo voto di fiducia sulla legge messo in calendario alla Camera. Prima prova di forza per misurare la tenuta della maggioranza e quella della minoranza Pd. Stefano Fassina scommette che a votare no alla fine saranno anche più di 30 deputati.
Martedì Matteo Renzi ha deciso di mettere la fiducia sul testo, ossia di legare la sua permanenza al governo a questa legge. La mossa ha anche altre ricadute più tecniche ma non meno significative: cadono gli emendamenti e si vota a scrutinio palese. Insomma chi vota “no” ci mette la faccia e Renzi scommette in qualche ripensamento.
Il premier ha messo la fiducia nella convinzione che la minoranza democratica avrebbe tentato il colpo su un preciso emendamento a scrutinio segreto. Se la maggioranza fosse andata “sotto” allora la riforma sarebbe tornata in Senato. Altro tempo, altri emendamenti, quello che Renzi giudica una melina intollerabile.
Mercoledì dalle 15,25 alle 17 è prevista la votazione della fiducia sull’articolo 1. Si riprende giovedì dalle 10,40 alle 12,15 con la fiducia sull’articolo 2 e dalle 16 alle 17,30 il voto sull’articolo 4. I termini di presentazione per gli ordini del giorno scadono giovedì alle 11. Con ogni probabilità il voto finale sarà la prossima settimana.
Stefano Fassina della minoranza Pd spiega:
“Non so quanti saremo precisamente a non votare la fiducia, perché ci sono colleghi che stanno ancora riflettendo, ma credo che alla fine dovremo essere un gruppo numeroso, probabilmente più di trenta. Oltre alla quantità va considerata la rilevanza politica di chi non voterà: l’ex segretario, l’ex presidente, l’ex primo ministro, i due sfidanti alle primarie e l’ex capogruppo del Pd”.
Il riferimento è a Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta, Pippo Civati, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza.