Italicum. Minoranza Pd, altro no: “Non votiamo emendamento Finocchiaro”

Italicum, minoranza Pd, altro no: "Non votiamo emendamento Finocchiaro"
Italicum, minoranza Pd, altro no: “Non votiamo emendamento Finocchiaro”

ROMA – L’Italicum continua il suo iter in Senato e lo continua  senza il sostegno della minoranza del Pd. Così dopo lo strappo di ieri sul cosiddetto “canguro”, l’emendamento Esposito non votato dalla sinistra Pd, oggi 22 gennaio i senatori della minoranza del Pd hanno detto no al l maxi-emendamento a prima firma di Anna Finocchiaro che recepisce gli accordi di maggioranza sul’Italicum.

L’emendamento Finocchiaro è il cuore del nuovo Italicum e riassume in un unico voto cinque modifiche chiave. Così li riassume Repubblica:

innalzamento della soglia per il premio di maggioranza al 40%, la norma antiflipper (per evitare che i voti di un collegio si trasferiscano a un altro), la ripartizione dei collegi (100 in totale), l’abbassamento della soglia di sbarramento al 3% e l’attibuzione del premio di maggioranza alla liste anzichè alla coalizione vincente.

Così mentre in Aula la senatrice Pd Lucrezia Ricchiuti definisce come “alla frutta” il suo stesso partito il no all’emendamento è stato annunciato in Senato da Walter Tocci, che ha anche annunciato che i senatori della minoranza Pd hanno ritirato i loro sub-emendamenti.

“Dispiace rimanere in silenzio in Aula – ha detto Tocci – e ancora più doloroso è non partecipare alle votazioni assieme al proprio gruppo, e spero cada presto il velo di incomprensione tra noi senatori del Pd”.

Tocci ha dichiarato di non essere “convinto sull’ ammissibilità dell’emendamento Esposito”. Con esso si è introdotta “una procedura illegittima” che “sposta il diritto parlamentare in un terreno paludoso”. Dopo 10 anni di Porcellum

“avevamo l’ occasione per cambiare verso e invece stiamo scrivendo pagina deludente. Stiamo perdendo l’occasione di scrivere legge semplice, chiara”.

“Con un emendamento illegittimo – ha aggiunto – si apre una nuova fase costituzionale, di premierato assoluto”, nella quale “un leader minoritario conquista il banco”, con la conseguenza che si “accentua il rifiuto della parte elettorale che non lo ha voluto”.

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