Ius scholae arriva alla Camera e spacca la maggioranza. Che cos’è, cosa prevede, chi può chiedere la cittadinanza

L’approdo alla Camera della legge sullo Ius Scholae spacca la maggioranza che sostiene il governo Draghi. A salire sulle barricate è la Lega che accusa Pd e 5 Stelle di mettere “in difficoltà il governo”, ma con Matteo Salvini fanno muro anche Giorgia Meloni e buona parte di Forza Italia. Risultato: l’esame del testo è già slittato alla prossima settimana.

Ma cos’è esattamente lo ius scholae, cosa prevede la riforma della cittadinanza e perché è tanto osteggiata dal centrodestra? 

Ius Scholae, che significa

Ius scholae significa accesso alla cittadinanza italiana attraverso la scuola. La riforma consente l’acquisto della cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia o che sono entrati entro il compimento del dodicesimo anno di età e che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni nel nostro Paese, qualora abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni, sul territorio nazionale, uno o più cicli di scuola.

Parliamo di migliaia di bambini che studiano, vivono e pensano in italiano. La regola vale per tutti gli istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.

Lo ius scholae è, dunque differente dallo ius sanguinis e dallo ius soli. Vediamo come.

Ius scholae, differenza con lo ius sanguinis

Lo ius sanguinis è il principio attualmente in vigore in Italia per l’acquisizione della cittadinanza: è italiano chi nasce da almeno un genitore in possesso della cittadinanza e ne “eredita il sangue”.

Gli stranieri, che arrivano nel paese, possono chiedere la cittadinanza per naturalizzazione solo dopo 10 anni di permanenza continuativa sul suolo italiano. I loro figli, invece, devono aspettare il compimento della maggiore età, dimostrando di aver vissuto ininterrottamente qui dalla nascita.

Ius scholae non è ius soli

In base al principio dello ius soli, il diritto di cittadinanza si sostanzia con la nascita sul territorio di uno Stato indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza dei genitori.

I principali paesi europei (Regno Unito, Germania e Francia) applicano forme modificate di ius soli: oltre alla nascita sul territorio nazionale sono richieste diverse condizioni variabili da Stato a Stato. Ad applicare lo ius soli sono il Brasile, il Canada, gli USA, e in genere quasi tutti i paesi del continente americano.

Ius scholae, come funziona

In base al testo all’esame della Camera, i genitori dell’interessato in possesso dei requisiti per ottenere la cittadinanza, purché siano entrambi residenti in Italia, dovranno rendere una “dichiarazione di volontà” entro il compimento della maggiore età del ragazzo.

L’interessato può rinunciare alla cittadinanza acquisita entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, purché in possesso di altra cittadinanza, e, viceversa, fare richiesta di acquisto della cittadinanza all’ufficiale di stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età, ove i genitori non abbiano reso la dichiarazione di volontà.

Una norma del testo specifica che il requisito della minore età si considera riferito al momento della presentazione dell’istanza o della richiesta da parte dei genitori.

Ius Scholae, cosa succede ora

In realtà, la discussione alla Camera è solo la prima tappa dell’iter legislativo. Al testo potranno essere presentati degli emendamenti, e poi il passaggio all’altro ramo del Parlamento dove potrà subire ulteriori modifiche.

L’iter del provvedimento è stato finora lungo e non privo di ostacoli: contro la proposta, sostenuta da centrosinistra e M5s, si sono schierati sin dall’inizio Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia inizialmente ha votato a favore del testo base, per poi votare contro quando la commissione Affari costituzionali ha licenziato il provvedimento per l’Aula.

Ora Salvini accusa Pd e Cinquestelle di non rispettare i delicati equilibri che reggono l’esecutivo di unità nazionale. Con lui anche Giorgia Meloni che parla di “cittadinanza facile” e di “offesa agli italiani alle prese con una crisi economica senza precedenti”. Insomma la battaglia si preannuncia dura e dall’esito molto incerto.

 

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