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Iva “presa in giro” e F-35 “senza senso”: scontro nel Governo

di Emiliano Condò |25 Giugno 2013 14:35

Graziano Delrio (foto Ansa)

ROMA – Da una parte l’Iva, dall’altra, quasi all’improvviso, gli F-35. Nel governo lo scontro si accende a 48 ore dal via del Consiglio Europeo quello dove Enrico Letta fa sapere che l’Italia è attesa da un “duro confronto”. Intanto, però, l’Italia sceglie di complicarsi gli affari in casa con due polemiche che turbano gli equilibri non solidissimi del governo.

Nel primo caso a tenere banco è la questione Iva. Questione nota: salvo provvedimenti ad hoc il primo luglio l’Iva è destinata ad aumentare di un punto, dal 21 al 22%. Scenario che il governo vuole evitare perché comporterebbe l’ennesima, seppure piccola, compressione dei consumi. Sta di fatto che per evitare l’aumento, tema su cui insiste soprattutto il Pdl, di soldi in cassa non ce ne sono. I tecnici di Fabrizio Saccomanni hanno raschiato il fondo del barile e trovato un miliardo, somma che basta solo a rinviare di tre mesi l’aumento. Sperando, non si sa bene su quali premesse, che la situazione possa nel frattempo migliorare. In ogni caso nella mattinata del 25 giugno è arrivato l’annuncio ed è arrivato per bocca del ministro Graziano Delrio: “Domani (mercoledì, ndr) il Consiglio dei ministri darà via al rinvio dell’Iva per tre mesi”.

Non è la prima volta che si arriva a una soluzione che non risolve e che si limita a spostare il problema. Solo che stavolta il Pdl si è messo di traverso. Per Renato Brunetta, infatti, l’ipotesi spostamento di tre mesi è “ridicola”. Tradotto il Pdl punta a non votarla in Parlamento. Ma senza i voti del Pdl non c’è maggioranza. Il primo imbuto è servito.

Il secondo scontro, invece, si consuma sulla questione F-35. Anche qui la questione è vecchia e in buona parte nota. L’Italia ha comprato, e deve ancora finire di pagare, un centinaio di pezzi. L’operazione non è mai stata digerita da una buona parte della sinistra ma i governi che si sono alternati l’hanno sempre mandata avanti. Fino ad oggi. Martedì mattina, invece, sempre il ministro Graziano Delrio parlando a Repubblica Tv dice a sorpresa quello che forse in diversi, anche nel governo, pensano:

“Non si può dire che sia semplicissimo, ma dobbiamo fare di tutto per recuperare risorse per l’emergenza vera che non è quella della difesa, ma del lavoro per i giovani. Non ha senso spendere risorse nel comparto militare. Secondo me bisogna fare un’ulteriore istruttoria – ha aggiunto – si può rimodulare questa spesa, ma ci sono diverse implicazioni di lavoro, industria, accordi internazionali. Ma credo che una revisione andrebbe fatta”.

A non gradire è Mario Mauro, ministro della Difesa, che replica tra l’ironico e lo stizzito: “Non ho partecipato a nessun Cdm in cui il governo abbia cambiato idea sugli F35. Pd e Pdl, quando erano separati  hanno votato per gli F35. Mi sembrerebbe strano che adesso che sono uniti non li votino più. Se il Parlamento vuole possiamo rinviare l’acquisto. Ma dobbiamo continuare a pagare gli aerei visto che alcuni li abbiamo comprati. Evidentemente c’è stata una crisi di governo e io non me ne sono accorto”.

In tutto questo Letta deve andare al vertice Ue per uno “scontro duro”. Non che in Italia la situazione sia tanto più morbida. Anzi.

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