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Jobs Act, minoranza Pd: “Renzi prende in giro precari”. Alfano: “Trionfo Ncd”

di Maria Elena Perrero |21 Febbraio 2015 20:41

Stefano Fassina (Foto Lapresse)

ROMA – Jobs Act, all’indomani del varo dei decreti sul lavoro è polemica all’interno del Pd. Per Stefano Fassina le scelte fatte dal governo “sono una grave frattura e una ferita nei confronti del Parlamento. Rebzi prende in giro i precari”. Gianni Cuperlo sostiene che “mai la sinistra è stata tanto lontana dal Paese”, mentre Pippo Civati definisce il Jobs Act “il provvedimento che aspettava da anni la destra”. Festeggia, invece, il Nuovo Centro Destra, con Angelino Alfano che definisce il Consiglio dei ministri che venerdì ha approvato la riforma del lavoro “il trionfo” del proprio partito, con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Alfano ha confermato di voler andare avanti nel governo Renzi “fino al 2018”.

“Noi al presidente del Consiglio diciamo con franchezza che ci stiamo per i prossimi tre anni per fare le riforme, per andare avanti, per prendere decisioni come quelle del Consiglio dei ministri di ieri, che è stato il nostro trionfo. Noi dobbiamo andare avanti avendo le idee chiare. Nel rinnovato patto di governo con il presidente del consiglio chiediamo un ‘family act’, una legge a tutela delle famiglie. Come il jobs act è un traguardo storico, così riteniamo che la tutela delle famiglie, quelle composte da un uomo e da una donna, vadano tutelate. Questi sono fatti: mentre a destra si fanno liti e proclami, noi portiamo a casa risultati compartibili con la nostra cultura ed i nostri valori”.

Duro, invece, Fassina: “È stato ignorato il parere unanime delle commissioni su un provvedimento come quello del lavoro. È stato uno schiaffo al gruppo parlamentare del Pd. Si è tornati agli anni Cinquanta. La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danno ai lavoratori”, ha detto parlando a margine dell’assemblea nazionale di Sinistradem.

Stessi toni da Civati:

“Da quanto si apprende, il decreto sulle liberalizzazioni è un minibersani (più che una lenzuolata, un tovagliolo), mentre il Jobs Act era il provvedimento che aspettava da anni la destra. Che infatti festeggia. Meno di Bersani (sulle liberalizzazioni), più di Berlusconi (sul lavoro)”.

Per Cuperlo 

“i decreti attuativi sul Jobs Act vedono da parte nostra un giudizio critico, anche perché il governo non ha ritenuto nemmeno di recepire quelle che erano le raccomandazioni contenute nei pareri delle commissioni parlamentari. Pareri che, mi fa piacere dirlo, sono stati espressi all’unanimità da tutto il gruppo del Pd, quindi maggioranza e minoranza”.

Un no al Jobs Act arriva anche da Corrado Passera: “Il Jobs Act in salsa renziana è rivolto al passato. Aumentano rigidità e non si parla di produttività. False riforme”, ha scritto su Twitter il leader di Italia Unica.

Critiche al presidente del Consiglio sono arrivate anche dalla presidente della Camera, Laura Boldrini: 

“Credo nei ruoli intermedi, associazioni, sindacati. Dunque, l’idea di avere un uomo solo al potere, contro tutti e in barba a tutto a me non piace, non mi piace”,

ha detto intervenendo ad Ancona a un’iniziativa di Agrinsieme, il soggetto che aggrega le principali associazioni e cooperative di settore.

“Credo che i sindacati, le associazioni abbiano un ruolo centrale per il nostro paese perché quel ruolo è nella nostra Costituzione e noi dobbiamo rispettarlo se vogliamo rispettare la Costituzione. Dunque l’idea di avere un uomo solo al potere contro tutti e in barba a tutto a me non piace, perché non rispetta l’idea di democrazia”.

 

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