Si è parlato della “Libertà di stampa in Italia. Dal Risorgimento alla Costituente” nel convegno con il quale il Servizio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia ha inaugurato a Casa Nathan – il Centro Polifunzionale romano della più antica e numerosa Obbedienza massonica italiana -, il ciclo di incontri che si svolgeranno nei prossimi mesi sempre nella sede di Piazzale Medaglie d’Oro 44.
La scelta di iniziare con la libertà di stampa non è casuale. In Italia è un tema cruciale e, più in generale, è un diritto fondamentale che ha consentito all’uomo di superare periodi bui della storia, non solo nel nostro Paese, in cui la Libertà di pensiero, di espressione era del tutto negata o censurata.
A dare il via ai lavori, moderati dal Gran Bibliotecario del Grande Oriente Dino Fioravanti, e seguiti da un pubblico numeroso, è stato il professor Carlo Ricotti dell’Università Luiss di Roma e presidente del Collegio dei Maestri Venerabili del Lazio che ha ricostruito il “lungo e tormentato cammino” che ha portato nella Costituzione della Repubblica Italiana il diritto all’informazione “Come diritto naturale – ha detto – recuperando l’impostazione del 1789, quella della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino che fu elaborata dalla Rivoluzione francese” ma allo stesso tempo” riprendendo l’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Romana del 1849” che supera l’approccio liberale sulla lìbertà di stampa, pieno di limiti, a sua volta contenuto nello Statuto Albertino. Non a caso l’art. 48 dello Statuto recitava testualmente: “La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo”. Giuseppe Monsagrati
Il “Contributo del movimento laico-risorgimentale alla realizzazione dell’unità del Paese” è stato argomentato, anche con qualche critica, dal professor Giuseppe Monsagrati dell’Università La Sapienza di Roma, il quale ha gettato nuova luce, in particolare, sul ruolo della Chiesa, sulla sua influenza, sul modo in cui il suo ruolo e la sua influenza andarono man mano trasformandosi. “Sembra paradossale – ha ricordato – ma fu proprio Pio IX il 15 marzo del 1847, costretto dalla circostanze a introdurre una parziale libertà di stampa, che finì per assumere una valenza simbolica di portata straordinaria per i tempi” .
Libertà religiosa e libertà di stampa sono tra loro concatenate e sono libertà inalienabili. Mario Cignoni della Società Biblica ha esaminato “L’editto sulla stampa dello Statuto Albertino e la costituzione dello Stato unitario”, mostrando un prezioso esemplare della Bibbia di Diodati, testo caro ai protestanti italiani, edito a Ginevra nel 1607, messo all’indice – non ebbe mai l’imprimatur vescovile come richiesto dallo Statuto Albertino- e che per questo divenne un simbolo della libertà di pensiero.
E’ toccato al Direttore della Federazione Nazionale della Stampa, Giancarlo Tartaglia, ricostruire la complessa e tormentata fase vissuta dai giornalisti italiani e dal sindacato con l’avvento del Fascismo che pian piano soffocò la libertà di stampa che venne ripristinata solo con la caduta del Regime.
“Una Storia – ha ricordato Tartaglia – che vide in prima fila tanti giornalisti e tra i suoi principali protagonisti il giornalista Giuseppe Meoni, direttore del Messaggero negli anni della Prima guerra e mondiale e Gran Maestro aggiunto del Grande Oriente nel 1919. Le sue instancabili battaglie hanno contribuito all’affermazione della Libertà di cui godiamo oggi”. Giuseppe Meoni fu perseguitato dal Fascismo, arrestato e condannato al confino.
Con la Costituzione repubblicana del 1948 all’art. 21 si afferma che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto o altro mezzo di diffusione”. Diritto ad informare e diritto ad essere informati devono coniugati con i diritti individuali alla privacy, ma la libertà di stampa resta sempre il vero pilastro a salvaguardia di ogni forma di Democrazia.
Come ha detto – concludendo il convegno – il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi , il quale ha sottolineato quanto sia importante coltivare la speranza, la “speranza di migliorare il mondo”, di preservare i diritti conquistati a caro prezzo, come la libertà di Stampa, e attraverso tante battaglie. E citando, in questo particolare momento in vista dell’ormai prossino referendum, la Costituzione. “L’importante è che i capisaldi della Carta rimangono quelli ben saldi, scritti dai padri costituenti e rimanga ben salda nella memoria di tutti noi quella straordinaria lezione agli studenti universitari che Piero Calamandrei ha fatto nel 1955 all’Umanitaria di Milano. Quando ha ricordato che la Costituzione nasce dal sangue, dalla lotta di liberazione, e che quei capisaldi non vengano mai messi in discussione”.