ROMA – C'e' molta Germania nella conferenza stampa di Mario Monti. Come se lo 'spettro' del rigorismo teutonico di Angela Merkel aleggiasse nella sala dove il presidente del Consiglio riunisce i giornalisti, molti stranieri, per il consueto appuntamento di fine anno.
E' lui stesso, rispondendo ad una domanda, a riconoscere l'influenza che Berlino ha avuto sul suo arrivo a palazzo Chigi: ''A volte mi domando se sono stato nominato per dare un messaggio in parte all'opinione pubblica tedesca'', dice fra il serio e il faceto. Un modo per dire che la Germania ha chiesto e ottenuto che l'Italia, per ricevere l'aiuto dell'Europa e della Bce, imboccasse definitivamente la strada del rigore di bilancio.
Il problema, come sottolinea lo stesso premier, e' che Roma i ''compiti a casa'' pretesi dalla Merkel li ha fatti, ma l'Unione europea non l'ha ricompensata mettendola al riparo dalla speculazione sul debito. Anzi, il compromesso al ribasso dell'ultimo vertice di Bruxelles ha ''deluso'' i mercati facendo tornare in alto il famigerato spread con il bund tedesco.
Per spiegarlo il premier torna a indossare i panni del professore: illustra il grafico che dimostra come lo sforzo della manovra sia stato in parte vanificato proprio dalla timidezza europea nel contrastare la crisi. Ed in particolare nelle poche risorse messe nel fondo salva stati, unico strumento che – a suo giudizio – potrebbe risolvere la crisi dei debiti sovrani.
Il Prof. ribadisce che la soluzione delle turbolenze sui mercati e' da trovare in Europa: e passa proprio da un rafforzamento del fondo salva Stati e delle risorse del Fmi. Di un diverso ruolo della Bce, come prestatore di ultima istanza, non fa cenno. Non perche' non la consideri una soluzione, ma perche' sa che l'opposizione tedesca su questo punto e' al momento insormontabile.
Ma anche il potenziamento del Efsf e' osteggiato da Berlino. Tanto che il premier non lesina bacchettate all'indirizzo della cancelliera tedesca e (indirettamente) del suo 'socio' francese, Nicolas Sarkozy.
Non solo sottoscrive le parole del capo dello Stato sulla carenza di leadership europea, ma critica anche una visione miope e incentrata solo sul rigore. Da buon professore non ci sta a vestire i panni dell'alunno sotto esame, lasciando la cattedra a frau Merkel: e cosi' ricorda i messaggi ''piuttosto duri'' inviati a Berlino: in particolare l'invito a non guardare solamente al ''breve periodo'', ma a pensare al ''lungo periodo'' e al fatto che la disciplina di bilancio, quella vera e duratura, e' fatta da un nominatore (che e' il controllo del deficit) e un denominatore (che e' il Pil): senza crescita il rigore non solo e' inutile, ma dannoso.
''Nel mio lungo impegno in Europa sono sempre stato tra i piu' rigorosi sostenitori sia della disciplina di bilancio, ma anche della concorrenza'' e della crescita. Peccato, aggiunge, ''che in Europa c'e' chi, come la Germania, sia piu' attaccata al primo aspetto''.
Parole che provengono, ricorda ironico, da uno che e' sempre stato considerato ''il piu' tedesco degli economisti italiani''. In questo e' aiutato dall'immagine che la stampa tedesca ha del nuovo premier italiano: ''La 'Sueddeutsche Zeitung' ha scritto: 'Monti e' il genero ideale: parla poco, veste serio e banale, non e' rumoroso'''. Insomma, scherza, ''agli occhi della Germania il piu' e' 'fatto…''.
Ricorda poi di aver detto ''personalmente alla Merkel'' che la Germania ''avrebbe dovuto far capire ai cittadini tedeschi gli enormi vantaggi che traggono dall'euro e dal mercato unico''. Soprattutto sul fronte delle esportazioni. Un modo per sollecitare la Merkel a superare i veti interni, dovuti alla debolezza della coalizione e all'enorme influenza della Bundesbank sugli elettori. Insomma, conclude Monti, ''non ho alcun complesso'' nei confronti dell'opinione pubblica tedesca, perche' se e' vero che noi italiani ''dobbiamo meritarci giorno per giorno la loro stima, anche loro devono guadagnarsi la nostra fiducia''.