ROMA – ''Pagare di piu' i lavoratori flessibili riducendo il carico fiscale''. E' una delle proposte con cui il leader della Cisl Raffaele Bonanni si prepara ad affrontare a gennaio il tavolo col governo sul mercato del lavoro.
Sul lavoro flessibile, spiega in un'intervista al Sole 24 Ore, occorre seguire il ''modello di quanto fatto con il salario di produttivita' che beneficia della cedolare secca al 10%. Si avrebbero vantaggi su salari e contributi, nella logica del nuovo sistema previdenziale. La strada per combattere la precarieta' – aggiunge – e' anche quella di incentivare fiscalmente l'apprendistato e gli accordi start up che abbiamo fatto in alcune banche. Con altre soluzioni, come il salario minimo garantito, si rischia di entrare nel tunnel dell'assistenzialismo''.
La riforma del mercato del lavoro, sottolinea Bonanni, non deve essere fatta su ''modelli astratti'', ma ''partendo da condizioni concrete''. Ad esempio con una verifica preliminare sugli ammortizzatori esistenti, ''per capire quante risorse sono disponibili e quante ne servono''.
Per i nuovi ammortizzatori, afferma, ''la soluzione non puo' che essere di natura contributiva. Nel sistema previdenziale si e' esteso a tutti il sistema contributivo; la ritengo una forzatura compiuta in buona fede dal governo. Per coerenza serve un intervento correttivo: le spese assistenziali in larga parte gravano su quelle previdenziali, bisogna scindere la previdenza dall'assistenza''.
''Al ministro Fornero – prosegue a proposito dell'ipotesi del contratto unico – dico da subito che non discutiamo di modelli preconfezionati in vitro che possono servire al massimo per sperimentazioni locali''.
''Se arriva al tavolo con un atteggiamento aperto al confronto trovera' la massima disponibilita' al dialogo, altrimenti non faremo sconti a nessuno''. La revisione dell'articolo 18 in ''una fase come l'attuale, caratterizzata da licenziamenti'', non serve.
L'esecutivo Monti, conclude, e' l'unica alternativa: ''Deve restare fino a fine legislatura'' ma ''il premier non puo' pensare di continuare a governare senza la concertazione, si rischia una frattura sociale difficilmente ricomponibile''.