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La strigliata. Matteo Renzi a Ignazio Marino: “Governala ‘sta città”

di Warsamé Dini Casali |28 Febbraio 2014 11:15

La strigliata. Matteo Renzi a Ignazio Marino: “Governala ‘sta città”

ROMA – La strigliata. Matteo Renzi a Ignazio Marino: “Governala ‘sta città”. Per salvare Roma non servono piagnistei o minacce isteriche ha detto Renzi a Marino: datti piuttosto una mossa e governa i problemi della città. Quello che serve, è la traduzione della “strigliata” sui quotidiani, è fare i compiti a casa, e cioè far pulizia nei bilanci delle disastrate aziende ex municipalizzate, come l’Ama o l’Atac che inghiottono milioni a fronte di servizi scadenti,  scarsa produttività, scandali, parentopoli, gestione dissennata e semmai dismetterle aprendo ai privati, abbattere le protezioni, far entrare i capitali stranieri, liberalizzare il mercato delle public utilities. E soprattutto a fronte di una pressione fiscale locale, attraverso le addizionali Irpef, che spreme il contribuente romano il doppio delle altre città.

Matteo Renzi, a muso duro, è stato costretto a “strigliare” il sindaco Ignazio Marino che s’era permesso, dopo il ritiro del dl Salva Roma di aizzare i romani addirittura evocando il blocco della città. E in fondo ricordare al sindaco l’unica direzione possibile: governare la città tenendo a posto i conti senza aspettare la cavalleria del Governo. Il decreto Matteo Renzi si impegna a farlo ma non a costo di replicare la pessima consuetudine di ricorrere a provvedimenti omnibus dove c’è tutto e il contrario di tutto, non a costo di mettere ogni volta la fiducia.

Se il bilancio complessivo dell’amministrazione capitolina è di 5 miliardi, il deficit vale 1,2 miliardi di euro. Per evitare il default il Governo si era impegnato a contribuire con 485 milioni di euro da trasferire dalla gestione straordinaria a quella ordinaria. Sì perché, dal 2008 un Commissario deve gestire un piano di rientro per i 14 miliardi di debiti pregressi: ogni anno Roma versa 500 milioni, di cui 300 a carico dello Stato, il resto del Comune (che per questa emergenza fissa destina quasi metà gettito dell’addizionale Irpef, lo 0,4% sul complessivo 0,9%). Per dire, solo l’Atac ha accumulato un disavanzo di un miliardo e mezzo nel 2012, l’Ama viaggia con uno scoperto di 620 milioni. E’ qui che bisogna incidere (lo dicono tutti, dalla Corte dei Conti al commissario per la spending review): è qui che hanno fallito i partiti, è così che una città fa bancarotta.

 

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