A Lampedusa contatto tra Berlusconi e la casa abusiva

ROMA-Una maledetta sfortuna, o forse una parabola dell’Italia contemporanea, o peggio un “dio prima li fa e poi li accoppia”: la casa che Berlusconi voleva comprare a Lampedusa era, anzi è, di fatto abusiva. Lo ha spiegato, carte alla mano, il premier nella sua ultima visita nell’isola: “Ecco il contratto, la proposta di acquisto. Non si è potuta perfezionare perché villa Due Palme sorge su terreno demaniale. Ora i proprietari decideranno se pagare al demanio quanto dovuto per la eventuale regolarizzazione…”. Dunque la casa per diventare “anche il lampedusano” Berlusconi non l’ha ancora comprata perché la casa stessa non era e non è in regola. Cosa a portato la buona intenzione del premier ad arenarsi su una casa abusiva? La sfortuna, solo la sfortuna. Oppure la “costituzione materiale” del nostro paese, in particolare nel Sud, dove è più facile imbattersi in una casa privata costruita su terreno pubblico che in un bar sulla piazza di paese. Oppure l’attrazione fatale, il magnetismo maligno tra il grande imprenditore e statista e la legalità improbabile e approssimativa. Ciascuno scelga la sua ipotesi: il Berlusconi vittima sfortunata o il Berlusconi calamita di irregolarità, anche suo malgrado. La sfiga o la nemesi. Qualcosa comunque, quaggiù dove si vive come si può o lassù dove si puote ciò che si vuole, si è divertita a legare Berlusconi e la casa abusiva.

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