Processo breve? No: Vino, lardo, tartufo e culatello. Alla Camera è il giorno dell’ostruzionismo culinario

(foto LaPresse)

ROMA, 6 APR – Dal culatello alla cipolla, allo zafferano. Con un passaggio sui monasteri serbo-ortodossi in Kosovo e uno sulle presunte parentele della giovane Ruby. E poi di nuovo via a parlare di pecorino, fagioli e lardo. Perché ogni arma è lecita quando c’è da fare ostruzionismo. E grazie alla ricchezza dei prodotti tipici locali italiani, i deputati di Pd e Idv sono riusciti a tirarla lunga per più di tre ore.

Certo, niente a che vedere con l’intervento record di Marco Boato (18 ore, tutte di seguito, nel 1981), ma di sicuro il ‘filibustering’ contro il processo breve andato in scena questa mattina alla Camera, si segnala come uno dei piu’ ‘creativi’. ”Signor presidente, mi macerava dentro l’idea di dovere intervenire stamane”, esordisce con malcelata ironia Renato Cambursano (Idv).

In realtà è tutto pianificato a tavolino dal giorno prima, per ritardare l’inizio della discussione sul processo breve. L’idea e’ semplice: dopo che e’ stato letto il verbale della seduta precedente, tutti i deputati Pd-Idv che in quella seduta avevano parlato (tanti, una cinquantina) chiedono di correggere, come consente il regolamento, i loro interventi. Ognuno ha 5 minuti. E poiche’ l’argomento sono le disposizioni a favore dei piccoli Comuni, in Aula si fa largo la fantasia. L’umbra Marina Sereni (Pd) sente l’urgenza di fare alcune precisazioni sulle produzioni tipiche della sua Regione: ”Penso al vino sagrantino di Montefalco, al tartufo nero di Norcia, allo zafferano di Cascia e ai prosciutti tipici di Preci”. E l’elenco deve aver sollecitato appetiti, se Sereni d’un tratto sbotta: ”E’ ancora presto, non potete avere fame, colleghi!”.

I minuti scorrono, qualcuno dai banchi di Fli combatte la noia misurandosi con un gioco sull’I-pad. Ma, se si escludono intermezzi sul Kosovo (di Sandro Gozi) e caso Ruby (di Furio Colombo), ancora di cibo si continua a parlare. Il lombardo Angelo Zucchi (Pd), per dire, mostra di non esser da meno rispetto alla collega umbra, elencano la cipolla rossa di Breme, il salame d’oca di Mortara e l’asparago bianco di Cilavegna (”si raccoglie tra il mese di marzo e quello di maggio”, erudisce i colleghi deputati).

E poi un dialogo sul culatello intrattiene Massimo Vannucci (Pd) e Maurizio Lupi, che in quel momento presiede la seduta. Il deputato del Pd segnala che il giorno prima dai banchi della Lega qualcuno aveva gridato all’onorevole Ciccanti, che elencava una serie di prodotti: ”Mettici anche il culatello!”. E Ciccanti aveva risposto: ”Di tua sorella, probabilmente”.

Ma nel verbale, segnala Vannucci a Lupi, lo scambio di battute manca. ”Si vede che la sorella non aveva ancora comprato il culatello”, ribatte il vicepresidente della Camera. ”Io non so se la sorella del collega producesse culatello oppure…”, discetta Vannucci. ”Ma smettila!”, interrompe Amedeo Laboccetta dai banchi del Pdl. ”…Oppure non conoscesse il culatello – non desiste Vannucci – Il collega della Lega Nord confessi chi e’ – intima – e organizzi una degustazione di culatello per tutti i colleghi”. ”… e una conoscenza della sorella dell’onorevole Ciccanti”, chiosa Lupi, mentre dai banchi del Pd l’idea della degustazione fa levare un applauso.

Insomma, i nuovi regolamenti che impediscono gli interventi fiume, fanno dormire sonni tranquilli al radicale Boato: il record resta suo, con le sue 18 ore di discorso. Ma l’ostruzionismo del culatello entra oggi negli annali d’Aula, al fianco, probabilmente, del ‘modello giapponese’ esibito dalla Lega nel ’93, quando i suoi deputati sfilarono a piccoli passi sotto il banco della presidenza per rallentare il voto..

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie