ROMA – Altro giorno, altra intervista, altro attacco. Laura Boldrini prosegue, incurante dell’imparzialità che il ruolo di terza carica dello Stato le imporrebbe, la sua personale “crociata” contro M5s. Sabato 8 marzo è il turno del Messaggero. Boldrini si fa intervistare e si dice delusa da ”chi poteva dare un apporto determinante per il cambiamento e invece non l’ha fatto”.
Quindi aggiunge:
”non entro nelle dinamiche del Movimento 5 stelle ma penso che la politica non consista nel sentirsi migliori o superiori agli altri. Così non ci si mette mai in gioco”.
Critiche anche sul no alle alleanze di M5s. Perché secondo Boldrini, politica ”è trovare un terreno comune nell’interesse dei cittadini. Il che non significa inciucio”.
Sul fronte della riforma elettorale, Boldrini ha incontrato e ascoltato le deputate che chiedono il rispetto della parità di genere:
”le donne sono il 50 per cento della popolazione italiana, ed è giusto che vogliano essere adeguatamente rappresentate”, spiega. ”Il cambiamento passa anche da questo. Così come, per avere credibilità, dobbiamo mantenere quello che i partiti, tutti – nessuno escluso – hanno detto durante la campagna elettorale: si farà una nuova legge. Mantenere la parola data è il vero antidoto all’antipolitica”.
In Aula, aggiunge,
”il confronto aspro ma civile è un segno di democrazia. Se scade nel turpiloquio non lo è più. Per chi come me è nuova alla politica, ogni giorno è un giorno in salita perché purtroppo chi ha fatto politica prima di noi non l’ha fatto nel migliore dei modi”. ”Accettare l’antipolitica, però, significa accettare la sconfitta. Questo Paese non ha bisogno dello sfascio, dell’anno zero. Le cose si possono cambiare dal di dentro e si può fare giorno dopo giorno”.
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