Lavoro: atipici più “costosi”, ammortizzatori per gli apprendisti

Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 09:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Cambiano i contratti atipici, cambia la formulazione dell’articolo 18. Il premier Mario Monti vuole chiudere martedì la trattativa sul mercato del lavoro. Ma cosa cambia? Il Corriere della Sera spiega, punto per punto, le novità per le principali tipologie di lavoro atipico:

Per ridurre il ricorso ai contratti a tempo determinato, il governo li ha resi più costosi per le aziende dal punto di vista contributivo: l’aliquota aggiuntiva per finanziare l’Assicurazione sociale per l’impiego sarà pari all’1,4% contro l’1,3% per i lavoratori a tempo indeterminato. Tuttavia il governo ha ideato un «premio di stabilizzazione», che consente alle aziende di recuperare la maggiorazione contributiva nel caso in cui l’assunzione a termine sia trasformata in un contratto a tempo indeterminato: si avrà una restituzione pari all’aliquota versata, con un massimo di 6 mensilità (la resa avviene al superamento del periodo di prova, se prevista). 

L’apprendistato, nelle intenzioni del governo, sarà il canale privilegiato di accesso dei giovani al mondo del lavoro. E si porterà con sé anche l’Assicurazione sociale per l’impiego: attualmente, invece, gli apprendisti sono esclusi da ogni strumento di sostegno al reddito. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, in più occasioni ha ribadito la necessità di riformare gli ammortizzatori sociali proprio per estenderli a quelle categorie di lavoratori che non ne beneficiano, primi fra tutti i giovani. Per evitare, tuttavia, un uso scorretto di questa forma contrattuale, il governo propone di «condizionare la facoltà di assumere tramite apprendisti al fatto che il datore di lavoro possa dar conto di una certa percentuale di conferme in servizio nel passato recente», ovvero l’azienda dovrà dimostrare di aver stabilizzato a tempo indeterminato una parte degli apprendisti assunti in precedenza per poterne assumere di nuovi beneficiando delle agevolazioni sui contributi. 

È l’area del precariato più disagiato, quella dove più facilmente si verificano gli abusi. Spesso le partite Iva che lavorano per un solo committente nascondono un rapporto di lavoro subordinato. Stessa cosa per gli associati in partecipazione nei servizi: commessi e commesse per esempio. Per contrastare questi fenomeni il governo propone, per quanto riguarda le partite Iva, «norme rivolte a far presumere, salvo prova contraria, il carattere coordinato e continuativo della collaborazione tutte le volte che duri complessivamente più di sei mesi nell’arco di un anno» e da essa il lavoratore ricavi «più del 75% dei corrispettivi» e comporti «una postazione di lavoro presso il committente». La sanzione è la trasformazione del rapporto di lavoro in un contratto a tempo indeterminato come per le collaborazioni prive di progetto. Identica sanzione scatta anche per le associazioni in partecipazione se costituite in attività con più di 5 persone, fatte salve quelle familiari.