ROMA – “Il contratto unico non può essere la sola strada”. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini replica così al segretario del Pd Matteo Renzi che ha lanciato il suo “piano lavoro“. Al vice premier Angelino Alfano, che chiede tre anni a burocrazia zero per le imprese che assumono, Giovannini risponde: “C’è già”.
In un’intervista alla Rai il ministro del Lavoro a Renzi:
“‘Questa non è una proposta nuova: riuscire a rendere più stabile il lavoro è una delle esigenze che tutti abbiamo. Nella legge di stabilità abbiamo introdotto un incentivo per le imprese che trasformano in tempo indeterminato un contratto a tempo determinato. Solo un lavoro che ha un respiro a lungo termine consente di metter su famiglia, di avere dei piani di vita a lungo termine. Dobbiamo vederla la proposta che farà Renzi e il suo team perché ce ne sono varie di versioni“.
Giovannini poi replica ad Alfano e la proposta di burocrazia zero per chi assume:
“Tre anni a burocrazia zero per le imprese? C’è già. Il ministero del Lavoro avvierà presto un piano per la “semplificazione profonda delle procedure concrete per assumere. Affronteremo tutte le varie procedure che pesano sulle piccole imprese per esempio per le assunzioni o per altri adempimenti burocratici. Tutto quelli che si può fare per aiutare le imprese a crescere va fatto e anche urgentemente”.
Giovannini poi replica ad Alfano e la proposta di burocrazia zero per chi assume:
“Tre anni a burocrazia zero per le imprese? C’è già. Il ministero del Lavoro avvierà presto un piano per la “semplificazione profonda delle procedure concrete per assumere. Affronteremo tutte le varie procedure che pesano sulle piccole imprese per esempio per le assunzioni o per altri adempimenti burocratici. Tutto quelli che si può fare per aiutare le imprese a crescere va fatto e anche urgentemente”.
Giovannini ha poi aggiunto:
“Per esempio c’è chi dice facciamo questa eliminazione dell’articolo 18 solo per i primi 3 anni in cui l’impresa capirà se la persona è valida o meno e poi lo trasforma in tempo indeterminato. Altri invece nel passato hanno detto no, l’impresa deve avere libertà di licenziamento in cambio di un’indennità per tutta la vita lavorativa della persona. Ogni trimestre noi abbiamo 2.500.000 contratti di lavoro, di questi 1 milione e 6 sono a tempo determinato e poi ci sono tutte le altre formule. E’ chiaro che se trasformiamo quel 1.600.000 a tempo determinato in un contratto cosiddetto indeterminato a tutele progressive non è che abbiamo spostato chissà di che cosa il mercato del lavoro”.
Parlando della cassa integrazione il ministro ha detto:
“Molte imprese e molti lavoratori pagano la cassa integrazione di tasca propria. In altri termini ogni mesi viene accantonata presso l’Inps una certa somma che poi l’impresa utilizza quando, eventualmente, ne ha bisogno. Questo è il meccanismo ordinario. La cassa in deroga aiuta le persone che non hanno questo meccanismo e va a carico della fiscalità generale e quindi la paghiamo tutti. Quest’anno nel 2013 sono stati circa 2.800.000.000 una cifra molto alta. Intanto da gennaio il meccanismo cambia perché impresa e lavoratori per i vari settori devono fare i cosiddetti fondi bilaterali ovvero devono mettere insieme una parte di soldi per fronteggiare questi eventi per il futuro”.
Il governo ha convocato le parti sociali per l’inizio dell’anno per discutere di come cambiare questi ammortizzatori perché
”è anche vero che la cassa integrazione e in deroga e soprattutto la mobilità in alcuni casi ha determinato degli abusi. Pensare ad un ammortizzatore generalizzato per tutti ha un costo molto elevato”.
Parlando della disoccupazione, Giovannini ha detto:
“Tutte le azioni del governo sono andate verso la riduzione della precarietà e la stabilizzazione dei contratti”.
Mentre per i giovani in cerca di lavoro è fondamentale la formazione, dice il ministro:
“La formazione è fondamentale: chi studia di più, ha maggiori possibilità di trovare un lavoro. Occorre però che i giovani accettino tutte le esperienze lavorative, anche quelle manuali”.
Il ministro ha poi commentato il fenomeno della “fuga dei cervelli” e dei giovani under 25 che cercano lavoro all’estero:
“Cercare lavoro in altri paesi dell’Unione europea è naturale ma ci sono molte possibilità anche in Italia. Ogni trimestre oltre 500mila persone sono assunte a tempo indeterminato”.
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