Lavoro, il pressing di Napolitano: “Grave il no all’intesa”

ROMA, 19 MAR – Alla vigilia del vertice fra il governo e le parti sociali, Giorgio Napolitano lancia un monito ai sindacati affinche' facciano prevalere ''l'interesse generale'' su quello ''particolare''.

Poche ore dopo il capo dello Stato riceve al Quirinale il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro del Welfare, Elsa Fornero ai quali ribadisce la sua visione, cioe' la necessita' di trovare un'intesa, preferibilmente con tutti. Durante i circa cinquanta minuti di incontro, il presidente della Repubblica si e' particolarmente raccomandato, si e' appreso, di fare ogni sforzo per recuperare un rapporto che sembra essere sempre piu' sul filo della rottura.

L'intervento del Colle si e' reso necessario dopo il repentino peggioramento dell'atmosfera intorno al negoziato. La giornata e' stata densa di contatti. Fra il premier e il ministro Fornero, arrivata a palazzo Chigi nel pomeriggio per illustrare lo stato dell'arte del confronto. Ma anche fra la stessa Fornero e i sindacati, visto che fino all'ultimo l'incontro serale tenutosi al Welfare e' stato in bilico.

In questo clima Napolitano decide di rompere gli indugi, concedendosi alle domande dei giornalisti al termine di una commemorazione per Enzo Biagi. Nessun dubbio sul destinatario delle sue parole: ''Penso che sarebbe grave la mancanza di un accordo cui le parti sociali diano solidalmente il loro contributo'', premette il presidente della Repubblica. ''Mi aspetto che anche le parti sociali mostrino di intendere che e' il momento di far prevalere l'interesse generale su qualsiasi interesse e calcolo particolare. Lo richiedono le difficolta' del Paese e i problemi che sono dinanzi al mondo del lavoro e alle giovani generazioni''.

Affermazioni che, ovviamente, trovano piena condivisione a palazzo Chigi. Nessun commento ufficiale, ma e' chiaro che il monito del Colle e' accolto con favore dal governo. In serata, pero', l'incontro al Quirinale serve a Napolitano per raccomandarsi anche con l'Esecutivo: bisogna fare il possibile per recuperare il dialogo con i sindacati, e' l'appello rivolto al presidente del Consiglio. Auspicio che Monti condivide, visto che la sua speranza, come ha ripetuto in questi giorni, e' di chiudere con la ''massima condivisione possibile''. La speranza e' che cio' significhi la firma di tutte le sigle sindacali. Ma anche che, in caso di qualche defezione, il governo andra' avanti comunque.

E' altrettanto vero, infatti, che il premier non puo' e non vuole concedere molto. Non solo perche' ritiene che al Paese serva una riforma vera, che rilanci l'occupazione soprattutto fra i giovani, ma anche perche' – come ripete spesso – ''L'Europa ci guarda'' e con essa i mercati. Nessun accordo al ribasso, quindi, altrimenti come potrebbe fare quel 'road-show' tanto agognato per illustrare la riforma oltre i confini nazionali.

Il problema, pero', e' il punto di caduta. Anche di questo si sarebbe discusso al Colle. Uno dei nodi resta l'articolo 18. Su questo, riferisce chi e' direttamente coinvolto nella trattativa, la posizione di Monti e' chiara: sul licenziamento per ragioni economiche si dovrebbe concedere solo un indennizzo, mentre su quelli discriminatori il reintegro e' sempre possibile, previo naturalmente decisione del giudice. Il problema e' sui licenziamenti disciplinari: il premier infatti ritiene che lasciare al giudice la decisione se 'reintegrare' o 'indennizzare' significherebbe, per tradizione giurisprudenziale, far prevalere sempre la prima soluzione. Ecco perche' vorrebbe dei paletti ben precisi per regolare meglio questa fattispecie. E possibile pero' che alla fine, anche grazie all'appello di Napolitano, l'Esecutivo decida di cercare un'intesa su questo punto.

In questo quadro nel governo tengono particolarmente d'occhio la Uil. ''Se anche Angeletti si oppone, allora la rottura sara' definitiva'', spiega una fonte di governo, perche' ''Bonanni non restera' con il cerino in mano''. Se al contrario la Uil dovesse accettare, magari grazie a qualche ammorbidimento sui licenziamenti disciplinari, sarebbe la Cgil di Susanna Camusso a ritrovarsi nell'angolo. Al momento, pero', i sindacati appaiono compatti nel dire no all'attuale modifica dell'articolo 18.

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