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Lavoro, torna il reintegro se il licenziamento è infondato

di Emiliano Condò |4 Aprile 2012 18:26

Mario Monti ed Elsa Fornero (LaPresse)

ROMA –  Più lavoratori a tempo indeterminato, ma non “inchiodati” al loro posto. Ma torna il reintegro in caso di licenziamenti economici “insussistenti” o illegittimi.  Il governo annuncia l’intesa sul lavoro, chiede ai partiti di fare in fretta in Parlamento e assicura: “Il testo c’è ed è stato trasmesso alle Camere”.

Mario Monti lo annuncia in una conferenza stampa insieme al ministro Elsa Fornero e parla di una riforma “di rilievo storico per l’Italia”.  “Ieri durante il vertice – ha esordito Monti ricordando l’incontro con Alfano, Casini e Bersani – ci siamo assicurati della condivisione delle linee del progetto da parte dei leader politici che sostengono il governo e adesso guardiamo con rispetto e con molta speranza all’iter parlamentare che auspichiamo approfondito ma anche spedito”. Un modo gentile per ricordare ai leader che sostengono il governo che il tempo di discussioni e aggiustamenti è finito e che ora bisogna approvare la riforma in fretta.

Riforma in cui la flessibilità, secondo il premier, esce ”in modo molto equilibrato e sereno”. E’ stata ”accresciuta in modo piuttosto rilevante in uscita” con ”garanzie che rispettano la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in decisioni che spettano ai datori di lavoro e dall’altra parte tutelino i lavoratori”.

La riforma.  A illustrare nei dettagli la riforma, poi, ha pensato il ministro Fornero secondo cui, nella riforma del lavoro ”i vantaggi sono molto di più che gli svantaggi” e chi ”ci guadagna e’la collettivita” che spiega come le nuove norme mirino ”a piu’ occupazione strutturale e di qualità e più partecipazione”.  La riforma del Lavoro, secondo il ministro,  ”ha un obiettivo prevalente: è quello di fare del contratto stabile la forma di contratto dominante. Vorremmo che nel giro di poco tempo la modalità tipica in cui si è occupati in questo Paese, sia quello di lavoro a tempo indeterminato. Questo contratto comincia con una fase che e’ chiamata apprendistato”.

Per Fornero, infatti, più che troppa flessibilità nel mercato del lavoro negli scorsi anni c’è stata una flessibilità mal utilizzata: “Tutti hanno convenuto, che abbiamo un mercato del lavoro duale, con un mercato dei protetti e un mercato degli esclusi”. Il Governo, è la spiegazione di Fornero,  punta a rafforzare il contratto a tempo indeterminato come modalità standard di lavoro senza ”blindarlo” perché non si puo’ ”inchiodare il lavoratore” al suo posto di lavoro.

Articolo 18, torna il reintegro. Quando è  manifestatamente insussistente il motivo del licenziamento – ha proseguito Fornero riferendosi ai licenziamenti per motivi economici – il giudice potrà decidere la reintegrazione nel posto di lavoro, se il lavoratore ritiene di essere discriminato. Se il giudice vede che c’e’ una discriminazione – ha detto – reintegra. Se individua un licenziamento disciplinare puo’ decidere se reintegrare o condannare il datore di lavoro a un indennizzo.  Per le cause di lavoro sui licenziamenti sarà quindi previsto un processo speciale abbreviato rispetto ai normali processi.  ” Si accelera – ha detto il ministro – il percorso del giudice verso la sentenza”.

Sull’articolo 18 il Governo ha proceduto ad una sorta di “spacchettamento”, spiega Fornero. Il governo ha individuato tre tipologie di licenziamento: “Oggettivo, disciplinare e discriminatorio”. Sul discriminatorio, precisa il ministro c’è una tutela costituzionale “e deve restare”. Il disciplinare prevede che “il giudice decida, e scelga tra indennizzo da 12 a 24 mensilità e reintegrazione”. Il ministro sottolinea anche l’importanza di “comunicare bene” la parte della riforma sui licenziamenti che “tocca il tema dei diritti dei lavoratori, un tema di sensibilità”. Bisogna avere,

Quanto alle tipologie contrattuali il ministro spiega: ”Non andiamo verso il contratto unico, ma abbiamo cercato di ripulire” la giungla contrattuale ”tenendo i contratti che possono servire”.  Secondo Fornero  non va buttata via l’acqua sporca con il bambino: ”Ci sono alcune tipologie di lavoro verso le quali c’è il sospetto di una flessilità  più cattiva: sono il co.co.pro, il lavoro a chiamata, alcune partite Iva. Non abbiamo scelto di abolire questi contratti, abbiamo solo cercato di ripulire”.

Ammortizzatori sociali. Per i nuovi ammortizzatori sociali saranno stanziati 1,8 miliardi. Lo ha detto il ministro spiegando che le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga saranno rese ”strutturali”.

”Gli imprenditori siano contenti” ha aggiunto il ministro invitando le imprese a guardare all’interezza della riforma e alla maggiore flessibilità che introduce.   Fornero, per esempio, cita l’abolizione del ‘causalone’: ”Abbiamo eliminato il ‘causalone’ per il primo contratto a tempo determinato. Questa e’ – ha sottolineato – una liberalizzazione importante per i contratti a tempo determinato che porta ad un taglio della burocrazia, dei costi e da’ flessibilità”.

La riforma del lavoro non contiene la delega sui dipendenti della P.A. che verrà inserita in seguito. Lo dice il ministro Elsa Fornero che spiega come il ministro della P.A. Filippo Patroni Griffi ha richiesto un periodo di confronto con i sindacati prima di inserirla al posto dell’attuale art.2 del testo.

La protesta di banche e imprese.  Il vertice “sciogli nodi” con Alfano, Bersani e Casini produce però una soluzione che fa scattare la protesta di banche e imprese. Così, la mattina successiva all’incontro e prima ancora che sul nuovo testo arrivino le precisazioni di Monti e Fornero, Abi, Alleanza Cooperative, Ania e Confindustria affidano il loro mal di pancia ad una nota congiunta il cui succo è: “Se la riforma è questa, cioè una cattiva riforma, meglio non farne nessuna”.

”L’impianto complessivo della riforma – sottolinea il mondo delle imprese – già irrigidisce il mercato del lavoro riducendo la flessibilità in entrata e abolendo, seppur gradualmente, l’indennità di mobilità, strumento importante per le ristrutturazioni aziendali”.

Per Confindustria & co ”queste maggiori rigidità trovavano un logico bilanciamento nella nuova disciplina delle flessibilita’ in uscita”. A fronte di questo equilibrio, ”Confindustria, Abi, Ania, Alleanza delle Cooperative e le altre organizzazioni imprenditoriali si erano risolte a sottoscrivere il verbale, proposto dal Presidente del Consiglio, che concludeva il confronto tra le parti”. Ma, sottolineano, ”le modifiche che oggi vengono prospettate sulla stampa vanificano il difficile equilibrio raggiunto e rischiano di determinare, nel loro complesso, un arretramento piuttosto che un miglioramento del nostro mercato del lavoro e delle condizioni di competitivita’ delle imprese, rendendo piu’ difficili le assunzioni”.

In particolare, e qui industriali e banchieri tornano al punto dolente, ”tra queste modifiche risultano inaccettabili, in particolare, la diversa disciplina per i licenziamenti di natura economica e quella che va complessivamente configurandosi per i contratti a termine, specie per quelli aventi carattere stagionale”.

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