Laziogate, condannato Storace: 1 anno e sei mesi di reclusione

Francesco Storace

Con otto condanne e un’assoluzione si è concluso il processo nel cosiddetto «Laziogate». La vicenda giudiziaria è quella relativa al presunto accesso, avvenuto nel marzo del 2005, tramite i computer di Laziomatica, al sistema informatizzato dell’anagrafe capitolina per boicottare – nella competizione elettorale regionale del Lazio – tramite la sottoscrizione di firme false, la lista Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini. Tra i condannati anche l’ex presidente della Regione Francesco Storace cui è stata inflitta una pena di un anno e sei mesi di reclusione. Unico assolto l’allora impiegato di Laziomatica Daniele Caliciotti.

“Complimenti, questa è la giustizia italiana”, è stato il primo commento di Storace subito dopo la lettura della sentenza. Il legale del leader La Destra, Giosué Naso, ha aggiunto: “Quella di oggi é una sentenza politica come purtroppo temevamo. Si tratta di una decisione sconcertante in un processo politico durato 43 udienze in tre anni di dibattimento. Ora leggeremo le motivazioni della sentenza e proporremo appello”.

Ma il carcere per Francesco Storace è la  “prospettiva che mi spaventa di meno” ed è per questo che il leader de La Destra, nel corso di un conferenza stampa convocata nella sede del partito a seguito della sua condanna nell’ambito del caso Laziogate, ha deciso di non avvalersi “di alcun beneficio o dell’indulto”.

“Se alla fine del giudizio questa sentenza sarà confermata – ha proseguito Storace – me ne vado tranquillamente in carcere, perché gli italiani devono sapere com’è la giustizia. Il carcere – ha aggiunto Storace – è la “. E sulla questione delle dimissioni Storace non ha nascosto: “Ci sto ragionando. Nella mia comunità c’é chi mi dice che devo andare avanti”.

Appuntamento quindi a lunedì prossimo quando, ha aggiunto Storace “ci riuniremo con l’esecutivo del partito. La Destra – ha proseguito rispondendo a chi gli chiedeva di eventuali ripercussioni sugli organi amministrativi locali – è più importante di Storace. In Consiglio regionale, prima di questa sentenza, siamo entrati con un gran messe di voti. Il popolo – ha concluso – ha espresso il suo giudizio sulla mia persona”.

La Mussolini: “Avevo ragione”. “Avevo ragione io” è stata invece la reazione di Alessandra Mussolini alla notizia della condanna di Storace. “E’ stato un fatto clamoroso – ha aggiunto – ed e’ bene che non accada mai più. Si dovrebbero condannare queste persone a lavorare gratis per un anno alla banca dati per la questione dei minori”. “La giustizia ha lavorato bene peccato che non si farà neppure un giorno di prigione”, ha sottolineato la Mussolini che ha ribadito: “Mi avevano accusato di essermi inventata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale ed eravamo di fronte a una grave violazione della libertà democratica. E’ bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più”.

Le condanne. Oltre a Storace sono stati condannati a 2 anni di reclusione il suo ex portavoce Nicolò Accame. Un anno di carcere per Mirko Maceri, ex direttore tecnico della società Laziomatica (oggi Lait spa), Nicola Santoro, Romolo Reboa e Pierpaolo Pasqua. Condannati a otto mesi di reclusione, inoltre, l’ex vicepresidente del consiglio comunale, Vincenzo Piso, (per il quale il pm aveva chiesto l’assoluzione) e Tiziana Perreca.

Unico assolto Daniele Caliciotti, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a un anno. Per tutti la pena è sospesa e il presidente ha concesso le attenuanti generiche. Maceri, Reboa, Storace, Accame e Santori sono stati condannati a risarcire la Lait in sede civile, mentre Accame e Pasqua dovranno liquidare in separata sede anche Alternativa sociale.

I patteggiamenti nel 2007. Oggetto del processo, durato tre anni, sono le presunte interferenze al corretto svolgimento delle elezioni regionali del 2005. Per questa vicenda, nel marzo del 2007, patteggiarono la pena davanti al gup del Tribunale di Roma il collaboratore dell’ex presidente della Regione, Dario Pettinelli (tre mesi di reclusione poi convertita in sanzione pecuniaria) e l’ investigatore privato Gaspare Gallo (dieci mesi di reclusione). Fabio Sabbatani Schiuma, predecessore di Piso alla vicepresidenza del consiglio comunale, fu invece prosciolto dalle accuse in sede di udienza preliminare.

La ricostruzione dei fatti. Secondo l’accusa in occasione delle elezioni regionali del 2005 sarebbe stati compiuti atti illeciti per ostacolare la lista capeggiata dalla Mussolini. Ciò sarebbe stato messo in atto con un accesso abusivo nel sistema informatico dell’anagrafe capitolina, acquisendo dati personali relativi a persone residenti nel comune di Roma. Il tutto al fine di verificare i nominativi dei sottoscrittori della lista «Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini» (As), per poi chiedere l’esclusione della stessa lista dalla competizione elettorale all’ufficio elettorale centrale regionale. L’accesso abusivo, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, sarebbe stato possibile grazie all’intervento di Maceri e Caliciotti che avrebbero fornito le «credenziali» necessarie per accedere al database di Laziomatica.

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