Laziogate, la sentenza: “Storace sapeva dello spionaggio contro la Mussolini”

Francesco Storace

L’ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace, era “perfettamente a conoscenza degli accertamenti” che il suo portavoce Niccolò Accame, “unitamente” a Mirko Maceri (ex direttore di Laziomatica), a Nicola Santoro (figlio del magistrato della commissione elettorale presso la corte di appello di Roma che escluse Alternativa Sociale dalle elezioni e a Dario Pettinelli “stava compiendo, e li avallava in linea con il suo ruolo”.

E’ quanto scrive il giudice del tribunale di Roma, Maria Bonaventura, nelle motivazioni della condanna ad un anno e mezzo di reclusione, arrivata il 5 maggio scorso, dell’ex ministro della Salute nel processo relativo all’incursione illecita nella banca dati dell’anagrafe del Campidoglio e all’attività di spionaggio compiuta ai danni di Alternativa Sociale, movimento guidato da Alessandra Mussolini, che nella primvera del 2005 si presentò alle elezioni regionali.

E’ “illogico” ritenere il contrario, “essendo impensabile che il presidente della Regione – scrive il magistrato – fosse tenuto all’oscuro di una attività cruciale sotto il profilo politico ed elettorale”. Nelle motivazioni, di circa 100 pagine, si legge che ”la partecipazione di Storace alla commissione del reato di accesso abusivo emerge in primo luogo dall’accertata presenza del medesimo in Regione la notte tra il 9 e il 10 marzo 2005 negli orari delle cosiddette ‘interrogazioni di prova’ all’anagrafe capitolina; presenza acclarata dalle ore 1,09 alle ore 2,02 dai brogliacci della security.

La certezza della presenza di Storace durante l’allestimento dell’operazione che avrebbe condotto alle interrogazioni illegali presso l’anagrafe comunale per la verifica dell’autenticita’ delle firme dei sottoscrittori della lista di Alessandra Mussolini emerge anche dall’incontro riferito da Maceri ma soprattutto dall dichiarazioni di Pettinelli e del Russo che sostanzialmente le riscontra.

Gestione cookie