La nota spese “The Family”: i “soldi neri” tra Umberto Bossi e la Lega

Pubblicato il 5 Aprile 2012 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi (Lapresse)

MILANO – Nella mattinata di giovedì la notizia della cartella “The Family” trovata nella cassaforte di Francesco Belsito. Poi, nel primo pomeriggio, ecco l’intercettazione in cui Nadia Dagrada, segretaria amministrativa del partito, parla con Belsito del “nero che Bossi dava tempo fa al partito”. Per gli inquirenti “ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile”.

Stando agli atti, tale denaro “veniva poi elargito, senza lasciare traccia, a Bossi stesso e ai suoi familiari”. La telefonata intercettata risale a 29 gennaio 2012 e fa riferimento al fatto che Roberto Castelli (ex ministro della Giustizia) voleva controllare le spese, ma di questo bisognava “parlare col capo, per far allontanare Castelli” ed “evitare così i controlli sui conti sulle uscite fatte a favore di Bossi e dei suoi familiari”.

Dagli atti delle inchieste condotte a Milano, Napoli, e Reggio Calabria sull’ex tesoriere della Lega emerge che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo “sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli”. Secondo gli investigatori i faldoni della casa si riferiscono ai lavori di ristrutturazione, probabilmente dell’abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega.

In particolare la donna consiglia a Belsito di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza. Nel corso del colloquio, poi, la dirigente amministrativa avverte: “Quando esce una cosa di questo genere sei rovinato… il figlio di lui (di Bossi) che ha certe frequentazioni… altro che Cosentino!”.

Stando agli atti, tale denaro “veniva poi elargito senza lasciare traccia a Bossi e ai suoi familiari”.