ROMA – Secondo Fiorenza Sarzanini del ‘Corriere della Sera’ Umberto Bossi sapeva che soldi pubblici della Lega venivano usati per le spese private della sua famiglia e del “cerchio magico”. Secondo ‘Il Fatto Quotidiano’ e ‘La Repubblica’, inoltre, lo stesso Bossi, Roberto Maroni e l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, erano a conoscenza degli investimenti all’estero del Carroccio, compresi quelli in Tanzania. Anzi, secondo ‘Il Fatto’, Maroni non solo sapeva ma avrebbe usato le informazioni per “fare le scarpe” al Senatur. Il tutto si evincerebbe da alcune intercettazioni in mano alla magistratura in cui l’ex tesoriere leghista Francesco Belsito tirerebbe in ballo i tre a vario titolo.
“Bossi sapeva”. Per quanto riguarda Umberto Bossi, secondo ‘Il Corriere della Sera’, nella cartella “The Family” appositamente conservata da Belsito ci sarebbero un saldo di 1500 euro per il dentista del Senatur con soldi del partito effettuato dallo stesso Bossi nel 2009 (quando Belsito non era ancora tesoriere) e due bonifici firmati dallo stesso Umberto in favore della moglie Manuela Marrone. In tutto sarebbero 9.000 euro.
Secondo Fiorenza Sarzanini del ‘Corriere della Sera’ il primo bonifico firmato da Umberto Bossi risalirebbe al 21 aprile 2010 e ammonterebbe a 5.000 euro. Il secondo sarebbe del 13 ottobre 2010 e ammonterebbe a 4.000 euro. Non è specificata la causale e dunque bisognerà accertare a che titolo sono stati trasferiti i fondi. Nel fascicolo, Belsito conservava la copia di un assegno del Banco di Napoli del 14 luglio 2010 emesso in proprio favore e poi “girato”. Quel giorno, presso la stessa banca, risulterebbero, secondo quando scrive ‘Il Corriere della Sera’, saldate alcune tasse di Bossi per un ammontare di circa 1.300 euro.
Inoltre, scrive Sarzanini, si scopre che il partito non avrebbe pagato solo i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio dei Bossi. Il 10 dicembre 2010, si legge sul ‘Corriere della Sera’, la Vittoria Assicurazioni avrebbe scritto direttamente alla Lega Nord per sollecitare il pagamento di 779,38 euro “relativo alla polizza dell’abitazione dei signori Marrone Manuela e Bossi Umberto”. Dodici giorni dopo sarebbe partito il bonifico.
Nella stessa cartellina, scrive sempre Sarzanini, ci sarebbe anche un fax spedito il 15 gennaio 2010 dal geometra Pedretti dello Studio di Architettura di Curno alla stessa Marrone: “Come da accordi – sarebbe scritto nel fax – il sottoscritto vi inoltra la fattura dell’impresa “Coimber” esecutrice dei lavori di impermeabilizzazione”. Il fatto che fosse custodito da Belsito dimostrerebbe, secondo gli investigatori, che fu lui a provvedere al pagamento.
“Anche Maroni sapeva”. Secondo ‘Il Fatto Quotidiano’ Romolo Girardelli e il suo interlocutore Lombardelli in una telefonata contenuta nel dossier che la Dia di Reggio Calabria ha consegnato ai magistrati avrebbero detto: “Il 23 ci sarà il Consiglio federale, ha organizzato tutto Baffetto (Roberto Maroni, ndr) perché vuole vedere tutto in fondo. Si sono divisi la torta e sapevano già venti giorni prima che sarebbe stato sferrato l’attacco e per questo erano pronti a difendersi e il Baffetto ha messo tutti uomini suoi, lui è stato in un posto chiave (il Viminale, ndr) per quattro anni”. E allora i due si sarebbero detti d’accordo sul fatto che “conviene chiamare il Baffo per dargli gli elementi per affondare Belsito”.
Sarebbero partiti quindi una serie di incontri, il primo tra Stefano Bonet e Maroni. In un’intercettazionè, scrive ‘Repubblica’, Lubiana Restaini, dipendente della Lega nel gruppo parlamentare, avrebbe chiamato Bonet per chiedergli se volesse incontrare Maroni, Giorgietti e Calderoli per spiegare cosa fosse accaduto con i fondi gestiti da Francesco Belsito. “Vi potete incontrare in una villa a Varese per spiegare tutta la vicenda” avrebbe specificatola segretaria che avrebbe aggiunto: “Ormai la linea politica della Lega è in mano a Maroni. Cambierà il capogruppo che sarà un maroniano, e anche Zaia è passato sotto la sua corrente. E loro stanno anche spingendo su Formigoni che gli aprirà tutta la Lombardia”.
Dalle intercettazioni si parlerebbe spesso di incontri fissati tra Bonet e Roberto Maroni. Il primo appuntamento risalirebbe al 27 gennaio. In realtà a quella riunione, scrive ‘La Repubblica’, Maroni non avrebbe partecipato, e non è chiaro se vi siano state altre occasioni.
Sempre dalle intercettazioni, però, spunta una telefonata tra Bossi e Maroni alla presenza di Belsito. È lo stesso tesoriere che la racconta a Rosy Mauro, secondo ‘La Repubblica’. “Perché il Capo, quando sono stato (incompr.) ha detto: ‘Devi avvisare due persone: Stiffoni e Castelli’. Ed io li ho chiamati e gliel’ho detto. Poi lui, di sua iniziativa, ha detto al commesso di chiamargli Maroni. … e a Maroni gli ha detto: ‘Stronzo! Adesso non puoi più dire niente in giro…’. E lui rideva… e lui rideva! Gli fa: ‘Aspetta che ti passo Belsito’. .. ed io gli ho detto: ‘Ciao. .. come avrai già sentito dal Capo, è tutto a posto’… ‘Bene, bene… sono contento…’, e basta”.
“Bossi e Giulio Tremonti sapevano degli investimenti dei fondi della Lega all’estero, compresi quelli in Tanzania”. Secondo Repubblica in una telefonata tra il tesoriere Francesco Belsito e l’imprenditore Stefano Bonet, intercettata il 10 gennaio scorso quando lo scandalo era appena scoppiato, Belsito avrebbe rivelato a Bonet: “Bossi e Tremonti erano d’accordo sul fatto che la Lega Nord, con l’operazione (in Tanzania e a Cipro ndr), avesse voluto diversificare i loro risparmi”. Ed avrebbe aggiunto che gli importi bonificati erano riportati in bilancio anche perché, con il 2009 e 2010 il movimento politico aveva chiuso con un attivo di 16,5 milioni di euro.