Cipro e Tanzania: ecco la finanza creativa di Francesco Belsito

Francesco Belsito alle selezioni di Miss Padania (Lapresse)

MILANO – Scarsa fiducia nell’euro e conseguente scelta di fondi specializzati in investimenti in paesi che utilizzano valute diverse: così il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito aveva motivato i milioni provenienti da rimborsi elettorali e usciti a dicembre da numerosi conti da lui gestiti, come documentato da una dettagliata inchiesta de Il Secolo XIX.

Secondo il quotidiano genovese, in dicembre Belsito aveva non solo fatto un investimento di 7,7 milioni in corone norvegesi (poco piu’ di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%, ma anche speso 1,2 milioni di euro per l’acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise Ltd di Cipro il cui titolare è Paolo Scala, e aveva collocato 4,5 milioni di euro nel Purchase Investment Funds Tanzania con Stefano Bonet destinatario del maxi-bonifico per un’operazione finanziaria nel paese africano. E Belsito, Scala e Bonet sono ora tutti indagati.

Ma secondo la Procura di Milano, la cifra investita alla fine di dicembre in Tanzania è ancora più alta e si avvicina a sei milioni di euro in un’operazione che Belsito aveva portato a termine attraverso consulenti finanziari di Banca Aletti (che fa parte del Gruppo Banco Popolare) e in particolare con l’executive consultant Stefano Bonet.

“I fondi sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa”, ha spiegato oggi Belsito ma a metà gennaio, in un’intervista alla Padania, il quotidiano del partito, aveva detto che “per il Carroccio le corone sono più sicure dei titoli spazzatura” e che in Tanzania ”la Lega non ci ha investito neanche un euro”.

”Il fondo nel quale si e’ puntato – aveva proseguito il tesoriere – comprende titoli danesi, norvegesi e australiani, oltre che Paesi emergenti che hanno risorse di materie prime, fuori dal rischio di svalutazione e crisi del mercato. Fondi investiti in Tanzania non ce ne sono, si e’ trattato di un passaggio tecnico”. ”I fondi in Tanzania? I fondi sono andati in Norvegia, fuori dall’euro che sta per fallire. Altro che Tanzania…”, aveva detto suo volta il leader della Lega, Umberto Bossi.

Ovunque siano finiti i soldi, all’interno del Carroccio in pochi erano però al corrente di operazioni finanziare che non erano state autorizzate dal comitato amministrativo, come invece prevede lo statuto della Lega. Roberto Maroni spiegò che gli investimenti della Lega Nord in Tanzania “sono stati un errore sul piano politico, un brutto danno d’immagine al quale dovremo rimediare”, chiedendo le dimissioni di Belsito. E subito spuntarono tra i leghisti gli striscioni “Maroni in Padania, Cosentino e C. in Tanzania”.

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