Lega, la proposta di legge per i "controlli informali" tra vicini di casa Lega, la proposta di legge per i "controlli informali" tra vicini di casa

Lega, la proposta di legge per i “controlli informali” tra vicini di casa

Lega, la proposta di legge per i "controlli informali" tra vicini di casa
Lega, la proposta di legge per i “controlli informali” tra vicini di casa

ROMA – “L’ordine pubblico nelle strade e sui marciapiedi della città non è mantenuto principalmente dalla polizia” ma “da una complessa e quasi inconscia rete di controlli spontanei e di norme accettate e fatte osservare dagli abitanti stessi”. La Lega cita l’antropologa Jane Jacobs e il suo volume intitolato “Vita e morte delle grandi città” per ‘celebrare’ il fenomeno dei controlli di vicinato, gruppi di quartiere nati per presidiare il territorio e garantirne la sicurezza.

Uno strumento di prevenzione per instaurare “un clima di sicurezza”, costituitosi negli anni ’70 negli Stati Uniti, ispirato alle esperienze di “neighborhood watch” (controllo del vicinato, ndr.), diffuso poi nel Regno Unito e dal 2008 anche in Italia, soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna Piemonte e Toscana.
Niente ronde, niente indagini, solo “un controllo informale della zona di residenza e la cooperazione tra cittadini e istituzioni”, con l’obiettivo di prestare “attenzione a tutte le situazioni anomale che possano generare apprensione”.

“Non si tratta di effettuare ronde”, si legge sin dalle prime righe della proposta, ma è chiaro che è proprio il rischio di sovrapposizione se non di sostituzione dello Stato nel monopolio della sicurezza il punto critico più controverso perché attiene alla tutela della privacy e dei diritti fondamentali, alla necessità di scoraggiare tentazioni delatorie per secondi fini o la formazione di gruppi coalizzati armati di una buona volontà capace di schiacciare singoli non conformi. E chi, anche informalmente, controllerà i controllori autonominati?

Il partito di via Bellerio punta a far sì che il modello della “sicurezza partecipata” sia ‘istituzionalizzato’. In una proposta di legge con la prima firma del deputato Bazzaro, ma sottoscritta quasi dall’intero gruppo alla Camera, si prevede che “la Repubblica riconosca” questo fenomeno sociale “in attuazione degli articoli 2, 3, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione e quale espressione dei principi di sussidiarietà orizzontale e di partecipazione dei cittadini, sia come singoli sia come associati, allo svolgimento di attività di interesse generale”. La proposta di legge è stata assegnata alla Commissione affari costituzionali di Montecitorio.

Sono 61.879 le famiglie in Italia che hanno aderito al programma dell’associazione controllo del vicinato nata nel 2008. 445 i comuni che hanno sposato progetti improntati al “rafforzamento della coesione sociale”, favorendo “la creazione di rapporti di buon vicinato ed aumentando – sottolineano i parlamentari leghisti – il senso di sicurezza complessivo con particolare interesse alle esigenze dei soggetti più deboli”.

L’articolo 4 della proposta di legge delinea i principali interventi “finalizzati alla promozione del controllo di vicinato: scambio di conoscenze, informazioni ed esperienze, attività di ricerca e documentazione, attuazione dei protocolli di intesa e dei patti per la sicurezza urbana, promozione di iniziative conoscitive e progetti scolastici”. L’articolo 5 prevede “la creazione di un sistema informativo”, l’articolo 6 prevede “la presentazione alle Camere, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, di una relazione annuale sullo stato di attuazione della legge”. (fonte Agi)

 

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