L’analisi del politologo: “La Lega in declino diventerà un nuovo Msi”

Pubblicato il 21 Ottobre 2011 - 15:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il destino della Lega è quello di ridursi a un nuovo Msi, un piccolo partito di estrema destra inesorabilmente ai margini della politica? Lo sostiene il politologo Paolo Feltrin, professore di Scienze Politiche all’Università di Trieste che da anni si occupa del tessuto economico-politico del Nord Est. Interpellato dal quotidiano Il Riformista, Feltrin analizza la crisi all’interno del movimento, soprattutto alla luce delle ultime, plateali contestazioni alla linea del leader carismatico Umberto Bossi. Curiosamente, l’accusa del Senatur al riottoso sindaco di Verona Flavio Tosi (“E’ uno str… ha portato i fascisti nella Lega”) coincide con il rischio illustrato dal professor Feltrin, di una Lega ridimensionata al livello del partito della destra missina. “E’ una simmetria possibile” concede Feltrin, che, però, preferisce utilizzare il vecchio Pci come termine di paragone privilegiato per spiegare la parabola declinante della Lega.

La premessa è che siamo di fronte a una ricollocazione delle rappresentanze politiche del Lombardo-Veneto, i cui territori anticipano storicamente le realtà politiche del Paese. In questo momento la malattia di Bossi risulta paradigmatica per descrivere l’impasse di iniziativa, il calo netto del consenso, la mancanza di prospettive della Lega. Come nel Pci un cambio al vertice sembra possibile solo con la morte del leader: “Basta citare Togliatti, Berlinguer, Longo”.  La Lega paga, in primo luogo, l’impossibilità di essere allo stesso tempo un partito di lotta e governo: “In alcune province del Veneto il Carroccio ha perso dai 7 agli 8 punti di consenso. Un disastro rispetto all’exploit delle Regionali del 2010. Ricorda anche in questo il Pci, che tra il 1976 e il 1979 perse 3 milioni di voti”.

In questo momento la Lega deve affrontare tre battaglie interne, secondo Feltrin. La prima è tra “classe dirigente in doppiopetto e le nuove lette presenti sul territorio”. La seconda riguarda la lotta per la leadership, che coinvolge sindaci emergenti come lo stesso Tosi. La terza è generazionale, il conflitto vecchi-giovani. La soluzione non appare a portata di mano, la Lega è condannata all’alleanza con Berlusconi: “Devono restare al governo sennò in un solo colpo salterebbero tutte le alleanze a livello territoriale che si fondano sull’accordo con il Pdl”. La conseguenza è un’emorragia di voti non sanabile. L’unica ancora di salvezza per la Lega è rappresentata da Tremonti, l’unico in grado di sottrarre il movimento dal “destino di un partito di estrema destra di cui le formazioni politiche liberali o di centro si sbarazzerebbero all’istante. Proprio come il Msi”.