MILANO – ”La gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord e’ avvenuta nella piu’ completa opacita’ sin dal 2004”. Lo si legge nel decreto di perquisizione a carico, tra gli altri, del tesoriere del Carroccio, Belsito. Nel decreto di perquisizione firmato dall’aggiunto milanese Alfredo Robledo si parla di una ”nota proveniente dal Noe, diretta all’autorita’ giudiziaria di Napoli” che ”fornisce elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord e’ avvenuta nella piu’ completa opacita’ fin dal 2004 e comunque, per cio’ che riguarda Belsito, fin da quando questi ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere”. I pm hanno parlato anche di una “gestione in nero” delle risorse del partito e di 6 milioni di euro che Belsito avrebbe investito in Tanzania.
Belsito ”ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato ed ha effettuato pagamenti e impieghi, anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero”. Tra questi impieghi, si legge ancora, ”risaltano nelle conversazioni telefoniche indicate nella richiamata nota del Noe ‘i costi della famiglia’, intendendosi par tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord”.
Si parla di ”gestione ‘in nero’ (sia in entrata sia in uscita) di parte delle risorse affluite alla cassa del partito”, nel decreto di perquisizione firmato dai pm a carico del tesoriere della Lega Francesco Belsito e degli uomini d’affari Paolo Scala e Stefano Bonet. Per questo e’ stato ipotizzato oltre al reato di appropriazione indebita anche la truffa ai danni dello Stato in quanto ”buona parte del denaro che fluisce nelle casse della lega proviene dalle casse pubbliche sotto forma di destinazione del 4 per mille”.
Sarebbe di circa sei milioni di euro la cifra che il tesoriere della Lega Nord ha investito alla fine dell’anno scorso in Tanzania. Lo si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm milanesi, che hanno sottolineato che Belsito ”era tesoriere della Lega Nord e che in tale veste gestiva il denaro del partito politico”.