ROMA – Fine lite mai tra Lega e M5s. Il giorno dopo il braccio di ferro su caso Siri e Salva-Roma, la norma che prevede entro il 2021 la chiusura della gestione commissariale del debito capitolino, tra i due vicepremier i nervi restano tesi. “Si sciacqui la bocca chi accosta Lega e mafia”, tuona il ministro dell’Interno Matteo Salvini in conferenza stampa al Viminale. Mentre sul sottosegretario leghista alle Infrastrutture interviene il premier Giuseppe Conte: “A giorni il presidente vedrà Armando Siri e prenderà una decisione”, dicono fonti di Palazzo Chigi. Decide lui.
“Se non lo allontanano comincio a preoccuparmi”, insiste il vicepremier grillino Luigi Di Maio. “Se fosse del M5S sarebbe già fuori”, incalza il ministro M5S Danilo Toninelli. Salvini, al momento, non si sbilancia. “Abbiamo piena fiducia nella magistratura perché lavori bene e serenamente”, ribadisce, allontanando al tempo stesso lo spettro di una crisi di governo: “Non ho nessuna fretta di mandare al voto gli italiani che hanno invece bisogno di stabilità”.
Eppure era stato lo stesso Salvini in mattinata a rinfocolare la polemica: “Stiamo lavorando come Lega per Roma Capitale perché i cittadini non meritano le scene che hanno visto a Termini. Gli sforzi che abbiamo fatto per Roma non li abbiamo fatti per nessuna altra città. I romani meritano una marcia in più”. Salvini assicura di aver già investito molto in telecamere e sicurezza . “Il sindaco però – fa notare – dovrebbe investire in qualità della vita”.
Ieri sera si è tenuto uno dei Consigli dei ministri più tesi della storia giallo-verde. Dopo circa 4 ore la riunione si è conclusa con quanto Salvini aveva già annunciato alle telecamere prima di sedersi al tavolo, scatenando l’ira dei 5 Stelle: lo stralcio di gran parte della norma Salva Roma dal decreto crescita, in particolare dei commi 2, 3, 4, 5 e 6.
Conte interviene anche sul Salva Roma: “Nel decreto crescita c’è un percorso normativo sul quale il Parlamento potrà intervenire”. Infine smentisce di avere mai detto “sì” allo stralcio del provvedimento dal decreto crescita.
Al tempo stesso Luigi Di Maio taglia corto: “Stop polemiche, il governo va avanti altri 4 anni – assicura – Ogni ministro deve pensare a fare il suo e il M5S vuole andare avanti per altri 4 anni. È un esecutivo che può cambiare davvero le cose e noi ci crediamo”. “Quindi abbandoniamo anche i vittimismi. Non mi è mai piaciuto chi tira il sasso e poi nasconde la mano. Io sono sempre stato abituato a metterci la faccia davanti ai problemi. Mettiamocela insieme e cambiamo il Paese”.