ROMA – Non fare la Tav, cioè sospendere i lavori dell’Alta velocità tra Lione e Torino, costa più che farla. Il contro-dossier commissionato dalla Lega è giunto a risultati opposti rispetto all’analisi costi-benefici del M5S (analisi peraltro che resta chiusa negli uffici del ministro Toninelli): tra mancati introiti e fondi da restituire, l’opera non realizzata costerebbe all’Italia 24 miliardi di euro. Per i leghisti nella costi-benefici sono state ipotizzate spese che non esistono, frutto di “elucubrazioni” secondo Salvini.
Il documento fa sue le cifre fornite dall’ex commissario di governo Paolo Foietta, che il ministro Toninelli non ha mai voluto ricevere. Ed è proprio Foietta a spiegare cifre e costi: con l’incertezza dell’Italia sulla Tav, “rischiamo di perdere circa 75 milioni al mese di finanziamenti europei”, ha dichiarato a QN.
“Per chiudere i cantieri, metterli in sicurezza, restituire i soldi all’Europa e fare fronte ai contenziosi servirebbero fra i 2,5 e i 4 miliardi. Ai quali aggiungere circa 1,7 miliardi per riammodernare la vecchia linea del Frejus, che ha oltre 150 anni. In tutto quasi 6 miliardi, a fronte dei 2,9 miliardi necessari per portarla a termine”, ha aggiunto precisando il dettaglio delle voci da spuntare.
A Mattino Cinque, un nervoso Toninelli è sbottato: “Mi sono rotto le scatole di sentirmi dire che io e il Movimento cinque stelle blocchiamo i cantieri. Non abbiamo bloccato alcun cantiere, l’unico che stiamo sottoponendo, perché siamo persone per bene, ad una analisi costi-benefici, è la Tav. Anche Salvini, con cui ho un ottimo rapporto, vedrà l’analisi costi-benefici, sederemo ad un tavolo e prenderemo una decisione nel rispetto del contratto di governo. I conti che ha fatto Salvini, quando ci incontreremo bevendo un caffè, glieli chiederò anche io, perché non corrispondono a quelli effettivi”.
Nel frattempo, Lega e M5s devono mettersi d’accordo per una mozione comune alla Camera per disinnescare l’iniziativa delle opposizioni che premono per una discussione generale e un voto definitivo (cioè un via libera ai lavori che metterebbe M5S con le spalle al muro): è un’altra delle pietre di inciampo nel percorso di governo giallo-verde.