ROMA – I tormenti della Lega si trascinano da mesi, tra la base e il Senatur Umberto Bossi la distanza è aumentata con il tempo, fino alla fine del governo Berlusconi che ha portato con sé anche i numeri d’oro dei fazzoletti verdi nei sondaggi. Dai ministeri a Monza alla riapertura del parlamento padano, passando per le proteste dei sindaci leghisti del Veneto, è stata dura resistere.
I leghisti raccolgono i cocci dopo le varie fratture interne per gli insulti contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di Bossi o per la protesta dei sindaci veneti guidati da Flavio Tosi contro la manovra del governo e si prepara già la nuova era per non distruggere il partito e restare in piedi. Nella confusione c’è un solo nome che appare chiaro per il 2012, quello di Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e acclamato con striscioni dai suoi fedelissimi.
A Pontida, 25 anni dopo che il padre del popolo padano Umberto fondò il partito, è spuntato un lenzuolo con lo slogan: “Bobo presidente del Consiglio”. Poi ancora il motto: “I Padani non perdonano”. Finito il governo Berlusconi, il crollo è stato così evidente, toccando anche il 5 per cento, che il cerchio magico sembra praticamente avere deciso la transizione a Maroni.
Sarà davvero lui a traghettare la Lega oltre il pantano? Il sindaco leghista di Treviso Gianpaolo Gobbo lo ha detto sicuro qualche settimana fa: “Dopo Bossi? Maroni, Calderoli e un veneto: meglio un triumvirato”. “Siamo un movimento federale e quindi potrebbe andare benissimo. In ogni caso deve esserci un veneto. Maroni e’ uno dei nostri leader ma non puo’ rappresentare la Lega da solo: dopo Bossi non credo ci potra’ essere una sola persona alla guida”. E infine: “Renzo Bossi? Nulla di strano se fa il consigliere regionale. Non credo ci sara’ una successione di sangue ma e’ importante che ci sia un Bossi”.
Il Fatto quotidiano dà per certo il passaggio: ” E se alla base leghista è stato messo il bavaglio, chiudendo agli interventi liberi tanto ai microfoni di Radio Padania che nei forum ufficiali, il fantomatico cerchio magico non è riuscito a bloccare la fronda interna. Guidata da Roberto Maroni. Più per nomina che per volontà”.